sabato 29 settembre 2018

52 SFUMATURE DI SPIRITO


Non so perché - ma forse si, conoscendo un po’ delle regole e delle dinamiche della nuova Comunicazione e dell’editoria moderna, selvaggia e senza freni - quando ho letto il sottotitolo della “Agenda Spirituale”, nuovo testo di Gian Piero Ferri, “migliorare se stessi in 52 settimane” mi sono venuti in mente i tanti manuali, compendi, opuscoli, guide, prontuari e vademecum, di ogni salsa, materia ed argomento, che affollano edicole e librerie.
Ce ne sono di ogni inimmaginabile tipo: per rimodellare il corpo, per la dieta e la cucina, per l’amore, per aver fortuna nel lavoro o con le donne, per le stelle, l’oroscopo e i segni zodiacali, per vivere sani, felici e belli, per vincere al lotto o fare soldi. Il tutto, anche attraverso cinquanta, cento o mille sfumature di grigio e di colori vari ad libitum, a capriccio e piacimento.
Ma non dello Spirito e del suo incontro, come fa Ferri in questo suo breviario, dopo aver già percorso, nel tempo e nella formazione, un sofferto e lungo cammino. E’ in questo nuovo viaggio, attraverso 52 tappe - le 52 settimane dell’anno - che si sviluppa il confronto.
Ogni settimana è introdotta da un verbo, cioè da un’azione, da un movimento del corpo o dello spirito o di entrambi. Nutrire, contemplare, toccare, rinascere, cercare, accogliere, incontrare, dialogare, accettare, fecondare… questi verbi sono, rappresentano e raccontano quasi tutta la nostra vita. L’autore non dà indicazioni di comportamento, ma suggerisce temi di riflessione su cui ciascuno di può confrontarsi, in cerca del proprio equilibrio spirituale.
Come scrive il prefatore, l’autore ha scoperto che quello che conta non è la meta, ma il viaggio, perciò invita il viaggiatore a muoversi spoglio di ogni maschera ed ogni difesa, rivestito soltanto di una completa e totale fiducia nella gioia e nella meraviglia che scaturiranno dall’incontro, che si svolge nella quotidianità, nell’assoluta normalità della vita vissuta così com’è.
E’ come l’essenziale atto del respirare che ci consente di vivere.
Ma chi di noi - anche quando il respiro guida meditazione o ginnastica, aiuta a controllare il dolore o ad attenuare le forti emozioni e le profonde passioni - normalmente ricorda che sta respirando o ne ha coscienza?
Perché lo Spirito non è l’antitesi del corpo, ma il suo respiro.
Non c’è una separazione netta tra due elementi, una rigida dicotomia tra spirito e corpo, tra sentimento e ragione. Non c’è alcun dualismo tra categorie distinte, opposte o contrapposte, che non necessariamente si escludono a vicenda, ma possono essere complementari, perché siamo una sola entità, un’unica realtà di un unico essere, nel quale si armonizzano, generando una sublime sinfonia.
Chi scorge una differenza tra spirito e corpo, non possiede ne’ l’uno ne’ l’altro, sosteneva Oscar Wilde.
Sogni, favole, illusioni, storie, leggende, sensazioni, impressioni, voli di piume, lacrime di luna e soffi d’amore si fanno realtà: creiamo ologrammi con i nostri pensieri che possono influenzare il mondo intorno a noi e li proiettiamo su altre persone.
Sono stati di coscienza, momenti e nuovi modelli di crescita legati a fatti umani, avvolti dallo Spirito, il valore stesso della vita è avvolto nel pensiero dello Spirito, così come quello della morte.
È in questo accordo con lo Spirito che si contemplano i ritmi dell’uomo e del mondo, nella vita, nell’amore, nell’amicizia, nel mutare delle stagioni, nel battito del cuore, nel sorgere dall’aurora, nel calar della sera.
L’autore si chiede come, quando, dove e perché opera lo Spirito, che diventa mediatore del dolore, veicolo di luce, di liberazione o inevitabile attrazione. Un supporto interiore per l’anima, di natura superiore, che riconosce il bene, dove il divino compie le sue scelte.            
Si interroga, anche, su cos'è lo Spirito, su quale sia la sua natura, la sua potenza e la sua dimensione, su come si alimenti dalla stessa vita, nel suo divenire.
Contempla il mistero della creazione, perché ogni sentimento nasce dallo Spirito, che si nutre di amore immortale e universale, che segretamente chiede a sua volta di ricevere, e custodisce nell’ignoto fluire.
Nella sua incorporeità, incapace di errore, lo Spirito è vita, è manifestazione trascendente che non ha bisogno di orpelli o di consensi per abitare ogni luogo della vita, per i credenti, grande palcoscenico del divino.
E il 13 luglio, nella sua Agenda Spirituale, Gian Piero Ferri scrive: “L’amore eterno è la forza straordinaria che spinge l’uomo, in forza dello Spirito, nella direzione del bene.
Vorrei tanto poter condividere questa riflessione per non parlare di utopia o società ideale - da Platone a Marx, passando per Agostino e Tommaso Moro - ma confesso che mi resta assai difficile riconoscere e ritrovare questa chimerica verità nella nostra società, sempre più cattiva, ingiusta, priva di umanità e di gioia condivisa.
Tutto il mondo è diventato, si, un palcoscenico, non già del soffio divino, ma dai demoni dell’indifferenza, dell’egoismo, della violenza.
 (Alfredo Laurano)

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