lunedì 3 settembre 2018

E INTANTO IL TEMPO SE NE VA E NON TI SENTI PIÙ BAMBINA


Che tristezza, che vago senso di malinconia.
Come dopo tanta luce, dopo il sole che tramonta, si affacciano, timide, ma decise, le ombre del crepuscolo che avvolgono l’anima e la mente.
L’estate sta finendo, agosto se n’è andato, non è più tempo di mare e di vacanze.
Anche l’aria è rinfrescata e si respira senza ventole e condizionatori, col lenzuolino di notte sulle gambe.
Manca poco alla scuola, alla polenta e al panettone, in un attimo sarà Natale.
Non è stata una stagione delle meraviglie, anzi, come sempre, ci ha regalato tragedie, vittime, problemi, casi inquietanti e tante chiacchiere inutili e nocive. Dalla politica degli sceriffi, ai crolli di chiese e ponti genovesi, dagli sbarchi ai porti chiusi, dagli alberi alle voragini nella capitale.
Tutto è successo nell’ordinaria quotidianità, con punte acute di grottesco e di ridicolo, a sfiorar la farsa. 
Tutto si è svolto, nella rabbia o nell’indifferenza, tra i commenti ironici sotto l’ombrellone, col giornale in mano, mentre qualcuno - pompieri, volontari e forze dell’ordine - era a sputar sangue, polvere e dolore.   

Tutto scorre a velocità impressionante nel solito tragicomico tran tran, ma è sempre e comunque tempo di bilanci e sensazioni che, di riflesso, si fanno individuali.

Un altro anno ha quasi lasciato il nostro calendario personale, ha tagliato le nostre illusioni, ha segato o ridimensionato progetti e desideri o, soprattutto, voglia di fare, di andare, di cercare, di voler vivere emozioni, da soli o in compagnia.
Tutto è già quasi ricordo: un viaggio, un’esperienza condivisa, una bella tavolata, un incontro, una serata sotto le stelle o un vivace scambio di idee e di pensieri.

Anche perché il tempo ineluttabilmente scorre, incalza e non distingue le stagioni della vita. Insegue un suo disegno che non conosciamo, procede a oltranza e non ti guarda in faccia, tra le rughe e le speranze.
Anzi se ne fotte.
(Alfredo Laurano)


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