mercoledì 31 maggio 2017

DOVE NASCE L’ALLEGRIA

Brillante, vivace e molto divertente il “Dueinuno” che un abile Tonino Tosto, col virtuale permesso di Eduardo De Filippo, ha messo in scena ieri al piccolo Teatro Lo Spazio di via Locri, a Roma, con i giovani attori della Compagnia Teatron.
Giovani gagliardi, dotati, preparati, pieni di spirito e passione, esuberanti quanto basta, che hanno coinvolto e deliziato tutto il folto pubblico presente, che ha riso, apprezzato ed applaudito, a lungo, in entrambi gli atti.
Due quadri in uno, legati dalla continuità comica: qui sta la geniale intuizione del regista che merita di essere sottolineata.

Tutti conoscono la felice commedia di Eduardo, “Pericolosamente”, che racconta la disavventura di Michele o’ FreddAstaire che, tornato a Napoli dopo quindici anni di lavoro negli Stati Uniti, cerca di una camera in affitto. 
Il vecchio amico Arturo (un credibilissimo Giuseppe Cattani) si offre di ospitarlo in casa propria, dove, in sua assenza, la capricciosa moglie Dorotea (Elisabetta Perrotta, perfetta e naturale nella parte e nelle mosse) confessa a uno spaventato Michele (un bravo e attonito Pierluigi Giordano, nei panni che già furono anche del sommo Gigi Proietti), che il marito, ogni giorno, le spara con una rivoltella nei momenti d'ira: l'uomo è allibito da tale confessione.
Ed è esattamente ciò che accade quando torna a casa Arturo.
Il finale è dirompente e delizioso.

Partendo da questa surreale vicenda, dal tipico sapore partenopeo, il Tonino autore sopraffino, si è chiesto: “perché non immaginare un prima, un antefatto, un prologo, altrettanto brioso e spumeggiante, che introduca la storia e il trio dello stupore?

Detto fatto: nasce il suo “Prologosamente”.
Uno spaccato fantasioso e audace di ordinarie giornate di verace napoletanità.
Nel bar di Eustachio Cinquina (Federico Anastasia), cameriere impacciato e innamorato, si incontrano e si scontrano una serie di personaggi eccentrici che inseguono un sogno, una storia, un amore o una passione.
Tutti si muovono con leggerezza e disinvoltura, quasi danzando, in modo armonico e corale, sfruttando spazi, cadute e posizioni.
Dal funereo Ciro Schiattamorti (Valerio Tedesco) allo stravagante baroncino Tumisturbi (Roberto Giancristofari), da Genny Boccascena (un ardente e incalzante Andrea Scaramuzza), che insegue Shakespeare e il sacro fuoco del teatro, a tutte le altre brave e giovani promesse (Jessica Aiudi, Benedetta Ferraro, Sara Pusceddu, Natalia Balestra).

In questa galleria dell’allegria, della speranza e del paradosso, manco tanto, si affacciano, anche, “prologosamente”, i protagonisti di quel secondo atto, tra un caffè e l’altro, fino a quattro.
Dialoghi asciutti ed essenziali, ritmo crescente, battute a misura e mimica aderente: ogni macchietta si propone e si realizza a proprio agio, tra musica “bella Napoli” e clima d’euforia. Incanta e trascina la platea e sollecita il meritato plauso.
Bravi tutti, ci avete proprio divertito.
 (Alfredo Laurano)

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