sabato 6 maggio 2017

L’IMPORTANTE E’ PARTECIPARE

Perché lo sport ha il potere di cambiare il mondo - diceva Nelson Mandela - ha il potere di ispirare, ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono.
Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione.

“Vi veniamo a prendere sotto casa”, risponde a tono il coro degli ultrà, imputatati per violenza privata nei confronti di alcuni calciatori della Roma, nella partita decisiva di Europa League, di due anni fa, persa con la Fiorentina, quando convocarono Totti, De Rossi e compagni sotto la Curva. Manco fossero i giudici di un improvvisato tribunale popolare: li insultarono, sotto un abbondante lancio di oggetti vari e, elegantemente, li coprirono di sputi.
Oggi, ennesima puntata di una lunga soap popolare senza fine: mistero funebre in casa giallorossa: si celebra il funerale degli sconfitti capitolini. 
Con il derby ormai finito da giorni, non si placano le prese in giro e gli sfottò delle tifoserie: i laziali sono scatenati sul web e sui social. I romanisti sono annichiliti, tristi, delusi e rassegnati.
Al centro sportivo della Roma di Trigoria, la notte dopo il match, è stato imbrattato l'asfalto dell’antistante piazzale con sagome di cadaveri, la scritta Rip (riposa in pace), lumini da morto e croci giallorosse. Una bara bianca con la croce e la scritta Rip è stata disegnata anche sul cancello di ingresso del centro sportivo.
Ma c’è di meglio e di più.
Ieri notte, altra macabra scena, davanti al Colosseo.
In Via degli Annibaldi sono comparsi tre manichini impiccati di altrettanti giocatori della Roma, De Rossi, Salah e Nainggolan, appesi con tanto di maglietta al cavalcavia, e accompagnati da uno striscione esplicativo: 
"Un consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa". Una vera e propria minaccia anonima, che arriva dopo una batosta non proprio digerita.
Per molti, o per alcuni, di ogni colore e campanile, nella malintesa sfida di effimeri valori - mediaticamente alimentata per lucrare - una partita persa e, soprattutto un derby, è un'umiliazione, un disonore, un'onta insopportabile, un vero lutto da elaborare. Per i vincitori, un epico trionfo.

Certo, quell’area davanti all'anfiteatro Flavio, al contrario di quanto si possa immaginare, non sembra essere particolarmente sorvegliata se, intorno a mezzanotte, qualcuno indisturbato ha fatto pendolare quelle orribili sagome, mentre sulla ringhiera fissava lo striscione para-mafioso. 
Una squallida e disgustosa messinscena, quale fulgido esempio della miseria culturale che esprime e rappresenta, su quello sfondo prezioso, baciato dalla Storia.
…Perché lo sport è patrimonio di tutti gli uomini e di tutte le classi sociali.
Perché dà alla vita un maggiore equilibrio psicofisico e l’arricchisce di serenità e coraggio. Perché è soprattutto un modo sano di intendere la vita….
5 maggio 2017 (Alfredo Laurano)

Per l'amico Ugo 
Qui non si tratta di civile confronto, di sana e ironica contrapposizione. Siamo ben oltre la rivalità sportiva, la derisione, lo sberleffo, gli sfottò incrociati, anche simpatici, nell'antica disfida cittadina fra lupe ed aquilotti.
Questi imperscrutabili soggetti, questi sedicenti ultras, d'ogni sponda e d'ogni colore, non amano prendere in giro e canzonare, ma diffondere insulti e seminare odio di squadra, non di classe. Sono agguerriti soldati di un patetico esercito di poveri sfigati, neurologicamente instabili e pregni di effimeri valori, anche politici e settari.
Non hanno avversari, ma solo nemici da combattere e da eliminare (anche cose e monumenti), non solo metaforicamente.
Sono selvaggi e analfabeti strutturali. Sono ignoranti e ignorano il rispetto. Non conoscono limiti, né regole ed esprimono una tristissima miseria culturale. Non privilegiano una pur accesa zuffa verbale, ma il pestaggio fisico e, a volte, anche la rissa in punta di coltello. Perché la partita di pallone nel loro deformato immaginario è solo una battaglia di una lunga guerra, mai finita. 
Perché, ripeto, lo sport è patrimonio di tutti, di tutte le classi sociali, compresi gli imbecilli.
Perché dà alla vita un maggiore equilibrio psicofisico e l’arricchisce di serenità e coraggio. Perché è soprattutto un modo sano di intendere la vita…
Ma questi non lo sanno e nemmeno lo capiscono. Né lo sapranno mai. 
(Alfredo, 5 maggio 2017)


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