martedì 9 maggio 2017

TIRO AL PICCIONE O TIRO AL PIATTELLO

Se ne parla e se ne scrive sui giornali e sul web. 
Se ne discute da tempo nelle case, nei locali, in ogni talk, in ogni programma radiotelevisivo, anche alla luce dei troppi fatti di cronaca nera quotidiana, che spaventano e creano ansia, risvegliano paure ataviche e istintive, determinano allarme sociale. Rapine a mano armata, furti continui, intrusioni nei negozi e nelle abitazioni sono all’ordine del giorno: alcuni commercianti sono ripetutamente vittime designate ed esasperate. Qualcuno vive, dorme e si organizza all’interno della propria attività e fa la guardia.
E spesso, ci scappa il morto.

Quello della sicurezza pubblica e domestica è un tema reale e assai sentito, che accalora e infiamma gli animi, in maniera trasversale. È giusto armarsi, reagire, subire, difendersi, sparare, uccidere, farsi giustizia in proprio, soprattutto quando lo Stato è assente, o non interviene, non tutela o non garantisce incolumità e protezione? Qual è il giusto concetto di legittima difesa? Molti vogliono il porto d’armi, magari camuffato da inaudite passioni sportive o venatorie (all’improvviso tutti cacciatori o tiravolisti), vogliono poter sparare o comprare un’arma.

Secondo la nuova legge sulla legittima difesa, appena approvata alla Camera, che - osserva qualcuno - vale dal tramonto all'alba e non dall'alba al tramonto, la reazione a un’aggressione è considerata legittima - quindi anche con le armi - quando si verifica "di notte", con "violenza sulle persone o sulle cose". Si precisa e si conferma l'esclusione della colpa di chi reagisce "in situazioni di pericolo attuale per la vita, per l'integrità fisica, per la libertà personale o sessuale". Fermo restando che la reazione dovrà essere proporzionata al pericolo. Ma allora, di giorno, alle tre del pomeriggio, la stessa aggressione, nelle stesse condizioni e con le stesse modalità, non vale o non è più tale, solo perché la vittima è più sveglia e può guardare in faccia l’aggressore o vederlo arrivare, all’improvviso?
Questo discrimine netto fra il giorno e la notte non convince, ha scatenato un mare di reazioni e di messaggi di gente sconcertata. I cittadini sono increduli e confusi. Crescono le polemiche e l’indignazione sui social, i magistrati sono perplessi, il ministro di Giustizia Orlando è contrario, insieme a tanti altri parlamentari. Lascia interdetto perfino il Matteo che si dissocia da sé stesso, dimenticando che la legge è del PD, di cui lui è padrone e segretario. “La legge è nata male, va rivista, è incomprensibile”.

Una norma va fissata, ma legarla troppo alla visibilità dell'aggressore e determinata dalla luce e dal buio, rischia di trasformarsi, appunto, in un incomprensibile e indefinito guazzabuglio, lasciato alla interpretazione umorale di giudici e inquirenti. Occorrono principi certi, coerenza, logica e chiarezza: non si può valutare una legittima reazione, guardando l’orologio o se c’è sole pieno, il cielo senza luna o il buio della camera da letto. Per la difesa, poi, di un qualsiasi criminale che agisce nel cuore della notte, c'è un semplice escamotage per risolvere il problema: basterà sostenere che il malcapitato aggredito aveva acceso la luce sul comodino, prima di sparargli o gli aveva chiesto i documenti e il motivo della inattesa visita. 
7 maggio 2017 (Alfredo Laurano)

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