mercoledì 3 maggio 2017

L'ERETICO COMPAGNO

Di nome e di fatto.
Nella sua vita politica, nella sua convinta militanza nella Sinistra illuminata e libertaria, Valentino Parlato ha sempre “parlato” la stessa lingua: quella della coerenza, della ragione e del coraggio. Quella di una Sinistra “che oggi non si riconosce nemmeno allo specchio”, come aveva detto di recente.
Una vita dalla parte del torto, per ricordare un felice slogan del Manifesto, a vent’anni dalla sua fondazione. Una voce libera e autorevole, un vero intellettuale che nel corso della sua vita ha fatto del giornalismo indipendente il cuore pulsante di quel giornale, la sua anima critica e pungente. Parlato appartiene ad una sinistra che forse non esiste più.
Gentile e ironico, Valentino fumava ottanta sigarette Pueblo al giorno e beveva vino bianco, anche di buon mattino. Forse anche per questo, era sempre cordiale e ben disposto, sorridente e pronto al dialogo con tutti.
L’ho incontrato in varie occasioni, sempre arguto e vivace nella sua amabile stravaganza, appassionato quanto concreto e realista in quel gran caravanserraglio, anarcoide e scapestrato (cit. Loris Campetti, del Manifesto), che era quel suo quotidiano comunista.

Con Luigi Pintor, Rossana Rossanda e Luciana Castellina, era uno dei pochi giornalisti scomodi, capaci di andare contro corrente, di vedere oltre l’immediato e di segnalare la debolezza di una Sinistra, incapace di cogliere i mutamenti della società.
Scrive ancora, per ricordarlo, un commosso Campetti: “Se Pintor mi ha insegnato a scrivere e Rossanda a pensare, da Valentino ho imparato a mantenere sempre un rapporto con la realtà. Queste sono le mie idee – diceva con provocatoria convinzione – ma sono disposto a cambiarle”
Licenziato da Rinascita e cacciato dal PCI nel 1969, dopo i fatti in Cecoslovacchia, con quel gruppo di “eretici”, tutti intellettualmente onesti e di specchiata integrità morale, fondò nel 1971 Il Manifesto e continuò la sua lotta politica in quel giornale simbolo, che ispirò e accompagnò le idee di una nutrita schiera di giovani idealisti, me compreso, che in quegli anni lo portavano orgogliosamente sotto il braccio, andando al lavoro, a scuola o all’università. Conservo ancora i primi numeri del Manifesto, con i suoi articoli, i suoi corrosivi editoriali.
Erano altri tempi, quelli dellaRivoluzione che non russa”.
Venendo ad oggi, di Renzi, che forse nemmeno lo conosceva, aveva ultimamente detto: 
"E' capace e intelligente, un leader. 
Ma non mi è mai piaciuto”.
E una giovane commentatrice, che ne ha ben colto al volo il senso, all’annuncio della sua morte dovuta a una fulminante pancreatite, ha scritto con spirito sinteticamente caustico: “Queste ultime primarie devono essergli state fatali”. Come a dire: “me so magnato er fegato!”
Ciao Valentino, assapora il tuo riposo con un bel bicchiere di quel bianco che amavi tanto.
3 maggio 2017 (Alfredo Laurano)

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