sabato 13 agosto 2016

L’ULTIMO COMUNISTA

Oggi è il novantesimo compleanno del Lìder Maximo: un gigante affacciato tra le pagine della Storia.
Protagonista e testimone di più epoche, Fidel Castro ha vissuto intensamente il Novecento, attraversandone tante, complesse pagine: dalla crisi dei missili di Cuba, che nel ’62 tenne il mondo col fiato sospeso, alla dissoluzione dell’Urss, dal socialismo alla lotta di classe, dall’ anti-imperialismo alla Guerra Fredda del secolo scorso, fino alla ripresa delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.
Ha incontrato tutti i leader del mondo: da Krusciov a Carter, da Allende a Chavez, da Mandela a Lula e agli ultimi tre papi con la cui mediazione, in particolare con quella di Francesco, ha negoziato, di riflesso, i nuovi rapporti tra americani e cubani.

Con Che Guevara, alla fine degli anni cinquanta, aveva portato gli ideali rivoluzionari nell'isola, contro il regime di Batista, e li aveva coltivati e fatti crescere. Per poi vederli invecchiare, insieme a lui. Quando nel 2008 il fratello Raul ha assunse le redini del comando, avviando le riforme economiche e la normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti, si è capì che un'epoca era finita: quella del comunismo più ortodosso e intransigente, quella della più feroce retorica antimperialista.
La sua leadership, tuttavia, si è mantenuta così a lungo grazie al sostegno delle masse, dovuto al miglioramento delle condizioni di vita, all’istruzione gratuita fino all’università e all’efficiente sistema di sanità pubblica, che sono stati gli investimenti prioritari dei guerriglieri barbuti.
Ma, se è vero che Fidel rappresenta ancora la Revolución, è anche vero che la rivoluzione non è più lui. La leggenda lo accompagna imperiosa verso quella che lui stesso ha definito “la strada di tutti”, che si lascia alle spalle una realtà amara e difficile, dove le contraddizioni - i forti progressi sociali, ma anche le limitazioni drammatiche della libertà - si scontrano in un bilancio di valori, conquiste e fallimenti che solo la Storia giudicherà, oltre la retorica e l’orgoglio nazionale, oltre l’odio e la denigrazione della propaganda nemica.
I valori rivoluzionari non sono morti, ha detto di recente l’ormai fragile pensionato, avvolto in quella tuta che da tempo ha sostituito l’uniforme militare: "Le idee dei comunisti cubani rimarranno come prova che su questo pianeta, se lavori molto e con dignità, puoi produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno"

Da molto, non compare in pubblico e le sue condizioni di salute sono precarie. Da anni non ha incarichi politici.
Quando otto anni fa annunciò la sua rinuncia alla presidenza, scrisse sul quotidiano del partito: “Sarò ancora un soldato delle idee”.
Il vecchio rivoluzionario si avvia su quella strada di tutti, portando con sé il tempo del mito, quello che García Márquez diceva essere il tempo interminabile dell’eternità.
13 agosto 2013 (Alfredo Laurano)

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