sabato 6 agosto 2016

BRASIL MERAVIGLIAO

La fiamma olimpica al Maracanà è stata accesa.
Una fantasmagorica festa di musica, colori, luci spettacolari e fuochi d'artificio, esplosi dal tetto dello stadio, ha accompagnato la sfilata degli atleti dei 206 Paesi partecipanti, più lo speciale team dei rifugiati, in una meravigliosa notte carioca che profuma d'amore, di vita, di gioia, di tecnologia.
Una speciale notte che esalta l’amicizia e la solidarietà. Che, attraverso il linguaggio universale dello sport, unisce i giovani, superando differenze culturali, religiose, linguistiche e sociali.
Nel catino fiammeggiante del Maracanà c'è il Brasile che racconta se stesso, la sua storia, le sue origini geografiche e umane, i suoi odori e sapori, il suo oceano, la sua foresta amazzonica, il suo anelito alla vita.
E non mancano i riferimenti all'ambiente: l'albero nel simbolo della pace, la denuncia del riscaldamento globale, il seme che ogni delegazione ha portato con sé e che sarà piantato nella foresta amazzonica. Alla fine, i cinque cerchi, simbolo dell'Olimpiade, appaiono in un solo colore: il verde degli alberi.
Lo spettacolo è coinvolgente: emoziona, commuove e avvince i settantamila spettatori presenti, ma, soprattutto, quelli del mondo - potenzialmente tre miliardi di persone - che assistono alla cerimonia in diretta. Sul palco d'onore siedono Ban Ki Moon, segretario generale dell'Onu, il presidente del Cio e altri 38 tra capi di stato e primi ministri, Matteo Renzi con signora e primogenito compresi.

Ma fuori dallo stadio, sulla spiaggia di Copacabana e anche a San Paolo, nella giornata della cerimonia inaugurale si sono verificate manifestazioni e proteste nei confronti del governo brasiliano, con gas lacrimogeni sparati dalla polizia: alla fine, il bilancio sarà di 35 arresti, dopo una guerriglia con lancio di pietre e oggetti.
Sarà comunque meraviglia sto Brasil meravigliao, con tre gustao delicassao, spregiudicao e depressao. Lo sao o non lo sao, ci fa impazzao sto Brasil meravigliao?

E' la prima volta del Sudamerica, come dice Emanuela Audisio, e “o pais tropical” vincerà. Perché il Brasile in tv è fotogenico, perché i Giochi inquadrano solo la facciata, perché l'immaginario conta: le telenovelas sono lunghe come fiumi e le favelas - dove le condizioni di vita sono estreme, tra sporcizia, violenza, droga e delinquenza - fanno da contraltare alla ricchezza delle spiagge di Rio, ma non si vedono in mondovisione.
Il Brasile è una marea del tempo, è un sottofondo musicale che culla Rio dall’alto (settecento metri) del suo Cristo Redentore, dall’infinita spiaggia di Copacabana di milioni di persone, dalla vicina ragazza di Ipanema che del bar Veloso continua a camminare nella fantasia del mondo.

In TV tutto è bellissimo e sfavillante, tutto fa coreografia. Nessuno vedrà i calcinacci e la miseria negli angoli e nelle periferie delle città.
La TV non prevede povertà e desolazione. Sono giochi, non telegiornali.
Le Olimpiadi esaltano l’orgoglio nazionale e sono una cosmesi favolosa. Un Truman show dello sport, che unisce uomini, donne e terzo sesso nella medesima sfilata delle nazioni, ma che nasconde la realtà.
Che ci racconta, con nostalgica malinconia, la bella favola, a cinque cerchi colorati, di un Paese a pezzi e in forte crisi, dilaniato dalle contraddizioni.
Di un popolo che si aggrappa, a ritmo di samba, a un sogno che si fa speranza, mentre la saudade gli rapisce il cuore.
(Alfredo Laurano)

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