venerdì 29 gennaio 2016

SOTTO IL CUSCINO

La vicenda delle statue censurate in Campidoglio, in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani, è diventata un caso politico e sta scatenando numerose polemiche.
Sono stato tra i primi a parlarne con una certa ironia e come fatto di costume, ma mai avrei creduto che potesse assumere i toni e i contorni della farsa all’italiana, di una barzelletta popolare raccontata da tutte le testate internazionali che per prenderci per il culo.
Il ministro Franceschini non ne sa nulla, il puffo premier si dice incazzatissimo sotto il cavallo di Marcaurelio e minaccia che “qualcuno pagherà!”

Pare che, secondo i delegati di Rouhani: "Il presidente non aveva problemi a passare nel corridoio con quei nudi. Ma temeva che una fotografia lo immortalasse accanto alle statue. Per questo avrebbe chiesto la copertura".
La decisione di oscurare i marmi alla vista dell'ospite sembra sia stata presa dal Cerimoniale di Stato, poco prima della conferenza stampa.
Insomma, qualcuno, per non mettere in imbarazzo l’ospite iraniano ha pensato bene di mettere in imbarazzo la cultura millenaria di un intero Paese, di rinnegare la sua arte e la sua storia.
Coprire quelle statue ai musei Capitolini - trasformandole in scarpiere Ikea, come ha detto Crozza - è stato un atto di enorme provincialismo da parte di un Governo che interpreta le relazioni internazionali in maniera fantasiosa. Un eccesso di zelo diplomatico, una chiara espressione di sciocca sudditanza politico-culturale.
Ovviamente, l’ironia dilaga sul Web, fra battute, slogan e fotomontaggi, sull’onda della ghiotta occasione di speculazione mediatica e di inevitabile montatura giornalistica che il caso ha provocato.

Tutta questa boccaccesca storia, mi ha fatto ricordare quando da ragazzini, in preda al naturale turbamento, ritagliavamo dai giornali le foto “audaci”, ma pur castigatissime, delle belle attrici e che poi nascondevamo, imbarazzati, sotto il cuscino, quando si affacciava un genitore.
Oggi, in qualche modo, si ripete, su ben più vasta scala, questa forma di ridicolo infantilismo politico, sacrificato alla ragion di Stato.
Ma, come avevo già scritto nella precedente nota, di fronte ad affari miliardari, che importanza ha, per qualche ora, celare con un velo di utile ipocrisia istituzionale le marmoree pudenda per pudore?
 28 gennaio 2016 (Alfredo Laurano)


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