mercoledì 20 gennaio 2016

C’ERA UNA VOLTA IL PONTE DEL SOLDINO

Mio padre me ne parlava sempre. Ne aveva un ricordo vivo e una certa nostalgia che, in tante occasioni, trasmetteva a tutta la famiglia. E raccontava di quel soldo che si lasciava all’omino col banchetto, seduto all’inizio di quel ponte pedonale di ferro, sospeso sul fiume (il primo). Erano esentati i militari, i gendarmi, i frati mendicanti scalzi.
Il ponte dei Fiorentini o "ponte de ferro", come lo chiamavano i romani per la sua struttura metallica, era situato all'altezza della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini.
Venne costruito nel 1863 da una società anonima francese ed aveva fiancate a traliccio e lastricato e marciapiedi a tavole di legno: il tutto sospeso con grossi cavi e tiranti. La sua campata di ben 93 metri per 5 di larghezza non poggiava infatti su piloni posti nell'alveo del fiume, ma su due piloni e due piccole campate di 10 metri posti direttamente sulle rive del Tevere. Le due forti catene che correvano ai lati del ponte erano collegate tra di esse loro da spranghe metalliche, per ridurre le oscillazioni.
Una vera meraviglia dell'ingegneria di quei tempi.

Inaugurato da Pio IX, che lo percorse “passo passo”, inizialmente venne adibito al transito di veicoli a trazione animale, ma in seguito venne riservato ai soli pedoni.
Quale compenso per le spese sostenute per la costruzione, il governo pontificio concesse alla società il diritto di pedaggio a tariffa unica stabilita in cinque centesimi, un "soldo" per un periodo di 99 anni: per questo motivo fu chiamato il "ponte del soldo" o, più dolcemente, il "ponte del soldino". La domenica di Pasqua il transito era gratuito per tutti.
Il ponte venne demolito il 15 luglio 1941 e i suoi pezzi furono utilizzati per costruire armi destinate alla guerra in cui l’Italia era entrata un anno prima.
Nel 1942, fu sostituito, anche se 100 metri più a valle, dal ponte Principe Amedeo, in muratura, a tre arcate, il cui progetto, che dette anche inizio all’abbattimento delle case che sorgevano sulle due rive del fiume, rinnovava completamente l’urbanistica della zona.
Le cronache dell’epoca raccontano che la manutenzione del ponte e la riscossione del pedaggio fu affidata inizialmente al conte Domenico Celani, che morì proprio accoltellato durante una lite con un uomo che si rifiutava di pagare.
Gli successe il figlio che fu soprannominato "er moro der ponte de fero".
20 gennaio 2016 (Alfredo Laurano)




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