giovedì 26 febbraio 2015

TOGHE TACITE E SILENTI


Per vent’anni e più, Berlusconi ha insultato la magistratura. L’ha denigrata, offesa, attaccata e vilipesa. Come faceva, spudoratamente, anche Sgarbi nella sua indecorosa e rozza trasmissione televisiva “Sgarbi Quotidiani”.
Ma, quelle “toghe rosse” che lo avrebbero perseguitato e processato non per giustizia, ma per premeditata lotta politica, non è riuscito mai a batterle, a sconfiggerle.
C’è riuscito, invece, il suo degno erede e compare fiorentino e il democratico partito.
E sì, perché, se ancora non lo sapete, uno dei primi e più gravi problemi della giustizia italiana sono i magistrati che indagano, che intercettano, che condannano. Non la criminalità, la lentezza dei processi e quelli che non si fanno.
Quelli della banda Renzi, il giustiziere senza macchia, non sono ancora riusciti ad approvare nuove norme sulla dilagante corruzione, sul falso in bilancio, sull’evasione fiscale, sul pericolo terrorista che si preoccupano di votare ed approvare, velocemente, una legge contro chi combatte quella corruzione e quell’illegalità.
Come sostiene il sindacato delle toghe, "si intacca il profilo dell'indipendenza dei magistrati. Vi è un rischio che la parte processuale più forte economicamente possa liberarsi con azioni strumentali di un giudice scomodo. E' una strada pericolosa verso una giustizia di classe".

Si configura, quindi, un nuovo scenario: ogni cittadino che ha o ha avuto guai con la giustizia si sentirà legittimato a denunciare i giudici e a fare ricorso contro di loro.
Le cause contro lo Stato potrebbero diventare migliaia: cioè, si realizzerebbe l’effetto contrario alla necessità, da tutti condivisa, di voler ridurre e tagliare i tempi dei processi.
E’ sicuramente un bel regalo avvelenato alla magistratura, al concetto e all’iter di giustizia e, anche, alla vittima designata Berlusconi, finalmente soddisfatta e risarcita, dopo tante vessazioni.
Anche se, sulla carta, il nazareno Patto non c’è più.

La nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati è una specie di pendente minaccia di punizione, una spada di Damocle che oscilla pericolosamente sulle loro teste, e che li pone in una condizione di sana prudenza, di “astinenza” e di scarso impegno nelle indagini e nel perseguire certi reati: rischiano di pestare i piedi o dar fastidio a qualcuno, ricco e importante, e di essere incriminati.
Quindi, è facile presumere, che finirà per limitare e condizionare la loro libertà d’azione e la loro autonomia.

Mose, Expo, Roma Capitale, Mondo di mezzo e vergogne varie non hanno di che preoccuparsi: difficilmente, qualche pazzo assetato di giustizia si impegnerà, in futuro, a scoprire altri crimini e misfatti. Anche i magistrati “tengono famiglia!”
Berlusconi sbraitava e ululava la vento. Ora siamo all’intimidazione.
 25 febbraio 2015     (Alfredo Laurano)



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