Una ventina d’anni fa, ma sembra un secolo, realizzai uno dei
primi servizi video su un fenomeno sociale e culturale che si stava allora
diffondendo: quello del cyber cafè.
Davanti a uno schermo, si diceva, è più facile diventare amici:
navigare e socializzare.
L’invasione informatica era tuttavia contenuta negli uffici e,
soprattutto, nelle case, e non aveva ancora stravolto le abitudini di ognuno.Da relativamente poco avevamo i semplici telefonini, che già
facevano la loro invadente parte.
Va considerato che, in quegli anni, per moltissimi, navigare in
rete era ancora considerato un lusso. Un po’ per i prezzi, un po’ per scarsa
cultura mediatica, possedere un PC collegato ad Internet, a casa propria, non
era poi così scontato.
Da qui il moltiplicarsi di punti di ritrovo, i cosiddetti
Internet point, dove era possibile affittare a tempo un computer con cui
navigare e scambiare e-mail.
Poi, in brevissimo tempo, arrivò la violenta accelerazione che
ci arruolò tra i forzati della tastiera. Liberamente soggiogati e del tutto
conquistati.
Questo era, comunque il testo, che esprimeva apprezzamento e
novità.
Un the, un
caffè davanti al computer, con semplice clic del mouse, in diretta col mondo.
Nei più
antichi Caffè del nostro Paese, sono nati movimenti letterari, artistici,
avanguardie politiche e culturali che hanno segnato la vita dei nostri padri e
del nostro pensiero.
In essi è
passata e si è fatta la Storia che ha lasciato una patina indelebile di fumo,
costume e tradizione e che ha scavato una traccia profonda del nostro futuro.
Quante
idee, quante azioni, quante scelte, proteste e rivolte sono nate in quei
luoghi? Luoghi e occasioni di incontro per discutere, riflettere, stringere
alleanze, studiare strategie e decidere i destini di tante persone.
Sono
tantissimi e in tutt’Italia.
Il Fiorio e il Nazionale di Torino, il Florian di Venezia, il
Garibaldi di Trieste, Il Pedrocchi di Padova (xe un portento / che supera ogni
umana aspetazion; / più se lo varda e fora e soto e drento / più se resta copai
d'amirazion), il Giubbe Rosse di Firenze, l’Aragno e il Greco di Roma, il
Gambrinus di Napoli: solo per citarne alcuni.
Ieri, come
oggi. O quasi.
Si beve, si
chiacchiera, non si decide molto, ma in più, si naviga su Internet: è il cyber
caffè. Dove non si fa più la storia, non nascono partiti o élite culturali, ma
si parla col mondo, più che col vicino.
Un posto
concepito per essere multimediale.
Non solo un
paradiso per iniziati, ma uno spazio rilassante, per socializzare in modo nuovo,
anche per chi voglia intrattenersi con le ultime generazioni di videogiochi,
ordinare un panino e una birra, cercare nell’oceano informatico notizie e
informazioni o tuffarsi nelle stazioni immersive della realtà virtuale.
Un pub del
futuro dove il computer si appresta a sostituire nelle serate invernali la
vecchia sala biliardo o la classica pizzeria: ci fa visitare regge e musei,
consultare libri e cataloghi, ci introduce nella Casa Bianca per spiare le fusa
del gatto di Clinton, ci permette di sfogliare infinite pagine elettroniche con
dati e novità in tempo reale o di entrare in contatto con milioni di persone.
Strade che
si incrociano tra rete telematica e mondo reale.
Il bar
internet rende possibile questo incontro in uno spazio indefinito, profondo
quanto l’universo, eppure estremamente umano e vicino.
E’ un bar,
il nuovo bar sotto casa nostra… (1.12.1995)
Anche tutto questo è passato, bruciato dal tempo. I bar internet
non ci sono più, restano solo alcuni centri multiservizi, gestiti da stranieri,
che, oltre alla connessione Wi-Fi, offrono soprattutto servizi di telefonia
internazionale, ricariche, stampa, prenotazioni, scommesse on line.
L’inedito matrimonio tra ristorazione, intrattenimento e
telematica è giunto rapidamente al termine, per divorzio consenziente.
Tra
smartphone, tablet, fissi o portatili, oggi si naviga pure in mezzo al mare.
Quando si fa il bagno o sotto l’ombrellone.
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