venerdì 6 febbraio 2015

CYBER CAFE'






Una ventina d’anni fa, ma sembra un secolo, realizzai uno dei primi servizi video su un fenomeno sociale e culturale che si stava allora diffondendo: quello del cyber cafè.
Davanti a uno schermo, si diceva, è più facile diventare amici: navigare e socializzare.
L’invasione informatica era tuttavia contenuta negli uffici e, soprattutto, nelle case, e non aveva ancora stravolto le abitudini di ognuno.Da relativamente poco avevamo i semplici telefonini, che già facevano la loro invadente parte.

Va considerato che, in quegli anni, per moltissimi, navigare in rete era ancora considerato un lusso. Un po’ per i prezzi, un po’ per scarsa cultura mediatica, possedere un PC collegato ad Internet, a casa propria, non era poi così scontato.
Da qui il moltiplicarsi di punti di ritrovo, i cosiddetti Internet point, dove era possibile affittare a tempo un computer con cui navigare e scambiare e-mail.
Poi, in brevissimo tempo, arrivò la violenta accelerazione che ci arruolò tra i forzati della tastiera. Liberamente soggiogati e del tutto conquistati.
Questo era, comunque il testo, che esprimeva apprezzamento e novità.

Un the, un caffè davanti al computer, con semplice clic del mouse, in diretta col mondo.
Nei più antichi Caffè del nostro Paese, sono nati movimenti letterari, artistici, avanguardie politiche e culturali che hanno segnato la vita dei nostri padri e del nostro pensiero.
In essi è passata e si è fatta la Storia che ha lasciato una patina indelebile di fumo, costume e tradizione e che ha scavato una traccia profonda del nostro futuro.
Quante idee, quante azioni, quante scelte, proteste e rivolte sono nate in quei luoghi? Luoghi e occasioni di incontro per discutere, riflettere, stringere alleanze, studiare strategie e decidere i destini di tante persone. 
Sono tantissimi e in tutt’Italia.
Il Fiorio e il Nazionale di Torino, il Florian di Venezia, il Garibaldi di Trieste, Il Pedrocchi di Padova (xe un portento / che supera ogni umana aspetazion; / più se lo varda e fora e soto e drento / più se resta copai d'amirazion), il Giubbe Rosse di Firenze, l’Aragno e il Greco di Roma, il Gambrinus di Napoli: solo per citarne alcuni.

Ieri, come oggi. O quasi.
Si beve, si chiacchiera, non si decide molto, ma in più, si naviga su Internet: è il cyber caffè. Dove non si fa più la storia, non nascono partiti o élite culturali, ma si parla col mondo, più che col vicino.
Un posto concepito per essere multimediale.
Non solo un paradiso per iniziati, ma uno spazio rilassante, per socializzare in modo nuovo, anche per chi voglia intrattenersi con le ultime generazioni di videogiochi, ordinare un panino e una birra, cercare nell’oceano informatico notizie e informazioni o tuffarsi nelle stazioni immersive della realtà virtuale.

Un pub del futuro dove il computer si appresta a sostituire nelle serate invernali la vecchia sala biliardo o la classica pizzeria: ci fa visitare regge e musei, consultare libri e cataloghi, ci introduce nella Casa Bianca per spiare le fusa del gatto di Clinton, ci permette di sfogliare infinite pagine elettroniche con dati e novità in tempo reale o di entrare in contatto con milioni di persone.
Strade che si incrociano tra rete telematica e mondo reale.
Il bar internet rende possibile questo incontro in uno spazio indefinito, profondo quanto l’universo, eppure estremamente umano e vicino.
E’ un bar, il nuovo bar sotto casa nostra…  (1.12.1995)                                        

Anche tutto questo è passato, bruciato dal tempo. I bar internet non ci sono più, restano solo alcuni centri multiservizi, gestiti da stranieri, che, oltre alla connessione Wi-Fi, offrono soprattutto servizi di telefonia internazionale, ricariche, stampa, prenotazioni, scommesse on line. 
L’inedito matrimonio tra ristorazione, intrattenimento e telematica è giunto rapidamente al termine, per divorzio consenziente.
Tra smartphone, tablet, fissi o portatili, oggi si naviga pure in mezzo al mare. Quando si fa il bagno o sotto l’ombrellone.

5 febbraio 2015                   (Alfredo Laurano)

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