lunedì 9 febbraio 2015

IL TRIBUNO E IL GLADIATORE

Che condottiero nella gladiatoria Arena il mitico Giletti! 
Arrogante paladino delle cause perse o pareggiate, si scaglia con demagogica oratoria contro abusi, soprusi e prepotenze.
Sempre forte con i deboli, ma servile con i forti.
Sceneggiate populiste, argomenti a pronta presa che indignano chiunque, sferzanti giudizi e moralismo a larghe mani, ospiti sul trespolo, più o meno compiacenti, cui toglie la parola prima che inizino a respirare: questa, in breve, è l’arena del nostro Russel Crowe.
E’ il giustiziere che al pranzo domenica, serve il dessert con l’amaro in bocca, offrendo pastarelle di saggezza, in promozione: racconta storie strappacuore, scandaletti di provincia e strumentalizza privilegi e malcostume fino al limite del dramma, per affermare le ragioni del popolo incazzato.

Un po’ come Del Debbio che, in modo più volgare e provocatorio, sguinzaglia i suoi inviati da caccia e da riporto, e aizza la gente, con la bava e inferocita, che affolla le piazze e i suoi teatrini. Che si fa insultare, umiliare, pur di farsi vedere in TV e salutare con la manina.
Ma ieri, al gladiatore Massimo Decimo Giletti, la sfida con il tribuno Mario Capanna è andata male: non ha scatenato l’inferno, ma al segnale perentorio del tribuno, ha dovuto raccogliere il suo libro - che aveva buttato a terra - e abbassare le sue penne di pavone sbruffoncello.  
9 febbraio 2015             (Alfredo Laurano)


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