domenica 8 febbraio 2015

FRATELLI D’EUROPA

L’Europa delle banche e dei banchieri sbatte la porta in faccia al brutto anatroccolo rosso.
Già prima delle elezioni, men­tre si andava deli­nean­do la vit­to­ria di Syriza, la stampa tede­sca aveva comin­ciato a minac­ciare pre­ven­ti­va­mente gravi con­se­guenze e pesanti ritor­sioni nei confronti della Grecia, oggi puntualmente eseguite da BCE e FMI. Tutto, come previsto.
Tsipras e l’economista Varoufakis provano a mettere sul tavolo euro­peo un pro­gramma di risa­na­mento e di riforme – quella fiscale, in particolare – che non viene nemmeno preso in considerazione, perché potrebbe aprire una falla nella dottrina liberista e mettere in discussione il sistema delle garanzie finanziarie.

Che la Gre­cia rie­sca ad uscire in qual­che modo dalle con­di­zioni cata­stro­fi­che in cui versa, alla Trojka non gliene può fregà di meno. Al con­tra­rio, la sua capi­to­la­zione o la sua precipitazione in una crisi ancora più profonda dell’attuale, con inquie­tanti con­se­guenze poli­ti­che e sociali, ser­vi­rebbe da monito e da esempio, in primo luogo per gli spa­gnoli di Pode­mos, possibile, prossima minaccia al piedistallo del sistema dell’austerità e del rigore.
Non accettiamo ricatti, prova a dire Tsipras, respingendo l’attacco della holding Europa e del governo tedesco che non riconoscono idonee e sufficienti le garanzie delle banche elleniche. La Grecia non ci sta, scende in piazza e difende il risultato delle elezioni, ma per il momento, è sola.
Le forze sociali e democratiche, i movi­menti e i sin­da­cati euro­pei pos­sono e devono, soste­nere le sue ragioni, rico­no­scen­dovi in larga misura le pro­prie.

Come scriveva Rifkin, un’altra Europa – sociale, egualitaria, democratica – è senz’altro possibile, oltre che necessaria per assicurare la pace dentro e fuori i confini del vecchio continente. Ma serve una presa di coscienza ed una forte mobilitazione dei cittadini per poterla realizzare. 
Oltre all'integrazione mercantile e monetaria, secondo il Trattato di Lisbona, bisogna promuovere la coesione sociale e territoriale
L'Europa del mercato non è un destino, ma una scelta politica che si può capovolgere.
Intanto, Renzi, da bravo compagno, regala cravatte e gira le spalle. 
6 febbraio 2015    (Alfredo Laurano)








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