martedì 24 febbraio 2015

IL GUASCONE E IL SALDATORE

E’ evidente che al ducetto solo al comando, sia pure assistito dalla corte di “capate” ancelle e ministrelle dall’aria liceale - non molto diverse, nel ruolo, dalle precedenti geishe berlusconiane e sempre pronte a replicare le sue parole e i suoi respiri strafottenti - il focoso ex saldatore emiliano fa paura.
E, quindi, gioca d’anticipo per sputtanarlo e rottamarlo - è la sua specialità - agli occhi della pubblica opinione. 

Lasciando per “mezz’ora” di eseguire puntualmente gli ordini e i programmi di Troika e Confindustria, Mr. Arrogance - che di recente, per emulazione del greco Varoufakis, ha scoperto lo zainetto sulla spalla (fa chic, fa fico, fa disinvolto…) - avverte odore di pericolo e, con la consueta spavalderia e con la solita espressione da guascone paraculo dei boy scout, attacca il leader della Fiom, Maurizio Landini: 
"Un sindacalista che si butta in politica? Non è il primo, ma se lo fa è difficile pensare che tutte le manifestazioni non fossero propedeutiche a tale entrata. Non credo che abbandoni il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini. Il progetto Marchionne sta partendo, la Fiat sta tornando a fare le macchine. La sconfitta sindacale pone Landini nel bisogno di cambiare pagina.”

Per alcuni, Landini è un sindacalista vintage, vecchio stampo, che sogna di rinverdire i fasti del sindacato anni settanta e di difendere ancora, ingenuamente, i diritti e l’articolo 18; che guarda indietro, mentre il mondo va avanti.

Ma, se il nuovo che avanza è rappresentato dagli annunci, dalle bugie, dal ridicolo uso politico di nauseabondi tweet e selfie quotidiani e dalle finte riforme del puffo fiorentino, ammiratore di Marchionne, allora, meglio il vintage, meglio la tradizione, l’usato sicuro in piazza e in fabbrica.

Meglio la contrapposizione dura che, se non altro, contiene la riaffermazione di principi e di valori come l'onestà, il rispetto, la dignità delle persone, un equa distribuzione delle risorse e dei redditi e prevede la galera per chi ruba, per chi evade le tasse, sperpera e sottrae denaro pubblico.

In un Paese dove le entrate fiscali sono garantite dal lavoro dipendente e dalle pensioni; 
dove, oltre alla dilagante corruzione e alla fortissima evasione, si scopre che migliaia di insospettabili (imprenditori, affaristi, faccendieri, stilisti e cuoche di Briatore) hanno portato i soldi in Svizzera; 
dove nella busta paga finisce meno della metà del costo reale del lavoro; 
in un Paese così degradato, si avverte da tempo la mancanza di un’etica della nazione, di un sussulto di coscienza collettiva, di voglia di onestà e pulizia e, soprattutto, di una formazione di sinistra antagonista, che tutto ciò persegua. 
Non basta urlare nelle piazze e nei comizi.

Quando Landini dice che "è ora di sfidare democraticamente Renzi”, si riferisce a chi lavora senza un contratto, a chi non ha futuro e non ha lavoro, a chi non crede alle garanzie delle tutele crescenti del Jobs Act, che si traduce in libertà di licenziamento individuale e anche collettivo. Nessuno si azzarderà più a scioperare.

C'è tutto questo complesso e variegato mondo, dietro le parole del segretario Fiom, che intravede la necessità di una coalizione sociale che superi i confini della sola unione sindacale, capace di unificare e rappresentare, anche politicamente, tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare.

Non c'è, al momento, all'orizzonte, una lista elettorale o l’ipotesi di un partito già pronto. C'è un un'idea che nasce dalla considerazione che i tempi sono cambiati e che il sindacato, così com'è, non basta più.

Naturalmente, c'è anche un po' di effetto Tsipras e di un partito come Syriza che contesta l’Europa dell'austerity e c'è l'esempio di Podemos, il movimento spagnolo, candidato a vincere le elezioni del prossimo autunno a Madrid, almeno stando ai sondaggi. 
Per ora, le parole di Landini sono caute, vaghe e nebulose. 
In molti, speriamo che possano tradursi in azioni concrete - alleanze, progetti e condivisioni -  nell'immobilismo paludoso di una Sinistra inerte e democristianizzata.    
Intanto, ha lanciato un sasso senza nascondere la mano.

23 febbraio 2015    (Alfredo Laurano)


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