sabato 5 maggio 2018

LA FORNACE


Aura di luce, di pace e di colore. Brezza lieve di respiro vitale e spirituale. Sottile soffio di mistero. Ma, anche, in questo caso, Aura preziosa dei bisogni indotti e dei consumi, vento che spira prepotente sull’ennesimo sacro altare dei beni superflui, inutili e fittizi.

Da un paio di settimane, Roma ha un nuovo centro commerciale, urbano, in zona Valle Aurelia, a soli 800 metri dalle Mura Vaticane.
Il complesso Aura (21.000 mq.) si sviluppa su tre livelli, con spazi per attività ricreative, una sessantina di negozi di moda, sport, tecnologia e tempo libero, quindici punti ristoro tra bar e ristoranti, collegati da percorsi pedonali ed aree verdi, una grande palestra Virgin, il bookstore Mondadori, un ipermercato Pam e un centro Euronics.

La nuova struttura - facilmente raggiungibile in Metro e dotata di un grande parcheggio auto - non è un chiuso blocco di cemento, come altri Centri costruiti in tutta Italia, ma è molto articolata e ariosa, con un’ampia superficie superiore vetrata, illuminata da luce naturale e arricchita da una terrazza aperta e ventilata, sulla quale si aprono numerosi spazi gastronomici.
All’interno dell’area polifunzionale, rivive, in un rinnovato splendore, l’antica fornace Veschi - dalla quale, un tempo, uscivano milioni di mattoni destinati all'edilizia romana - uno degli ultimi reperti di archeologia industriale della città, rimasto in piedi.
Ristrutturata secondo un programma di recupero urbano e posta sotto tutela a vincolo paesaggistico, si erge come simbolo storico di un lontano passato e di quell’ ex borghetto popolare, abitato dai “fornaciari”,che i romani della zona, ancora oggi, chiamano con orgoglio “Valle dell’Inferno”.
Questa definizione non si riferisce a luoghi danteschi o malfamati, ma alla presenza delle ciminiere che svettavano sulle fornaci e che riempivano di fumo tutto il quartiere, fin dagli inizi del ‘900, poi scomparse, definitivamente, con l’avvento delle costruzioni moderne e popolari degli anni ’60. Era come un villaggio medievale, con le strade strette e le case costruite una sopra all’altra”, dice qualcuno dei più anziani.
Un po’ più su, s’affaccia il Monte Ciocci, dove nel 1976 Ettore Scola girò “Brutti, sporchi e cattivi”, storia di una famiglia di baraccati, raccontata, in modo magistrale, attraverso i luoghi originali in cui vivevano gli operai della Valle dell’Inferno.
“Qui era tutta campagna, pensa che quando andavamo in centro dicevamo: annamo a Roma! Lassù ce stanno ancora i pastori con le pecore, è lì che hanno fatto il film del grande Manfredi”, ricordano alcuni cittadini del comitato di quartiere, non proprio entusiasti di quest’opera, che riqualifica un'area già abbandonata al degrado, ma che comporterà inevitabilmente traffico e tanto caos.
Ora, comunque, il grande Centro ce l’hanno sotto casa, senza dover "annà pe forza a Roma". (Alfredo Laurano)






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