lunedì 14 maggio 2018

COM’ ERA BELLA QUELLA ROMA DE NA VORTA!


Da “Roma in Scena”, dell’aprile scorso, a Roma Svelata, ieri sera, al Teatro Porta Portese, sempre disegnata da Susy Sergiacomo, regista, suadente affabulatrice e guida affascinante. Almeno quanto l’istrionico cicerone, interpretato da Giulio Marotta, che illustra i sette colli, più “er Pincio che gli avanza”, alla curiosa turista Stefania Fusco, disinvolta e pittoresca, rapita da tanta bellezza “ciusta”.
E’ l’occasione per riscoprire una città assai diversa da quella, oggi, devastata dal degrado, dal traffico, dalle buche, dagli abusi e dalla monnezza. Per “svelare” una Roma magica e verace che deve ritrovarsi, che ha bisogno di rifarsi il manto, di rinascere nel suo spirito più autentico e nelle sue tradizioni.
Questo breve viaggio nella cultura e nella storia del primo Novecento, le permette, infatti, di riconciliarsi con il suo passato e con i suoi figli, attraverso le semplici, ma straordinarie pagine di una letteratura che la racconta, la esalta e la magnifica, anche nei suoi umori più popolareschi, com’è nell’immaginario di ciascuno. Che la celebra nella sua grandezza e nella sua schiettezza, che le ritaglia uno spazio proprio che il mondo, da sempre, le riconosce.
E ci riesce con successo e assoluta naturalezza, coinvolgendo pubblico e artisti stessi.

Stavolta non c’è Belli, non c’è Pascarella, non c’è Petrolini. Ma ci sono la verve di Fiorenzo Fiorentini, la curiosità di Pirandello, lo stupore di D’Annunzio e Pasolini, il sarcasmo di Flaiano: tutti sedotti e affascinati da quella Roma unica, sorniona e struggente, scanzonata e irriverente, commossa e divertente.
Dal riso al pianto, dalla comicità alla tragedia, dalle scene più surreali all’assaggio di café-chantant, attraverso letture sceniche, monologhi, sketch esilaranti, dialoghi e confronti, scanditi dalle suggestive musiche di Respighi, Ferri, Venditti e voci fuori campo.

Dallo spassoso “secchio bucato” (con gli irresistibili Luisa Cannizzo e Massimo Borghese, nei panni di “Gertrude-Gertrù e Arturo-Artù) al “bombardamento di San Lorenzo” (un’intensa e partecipata Simona Lattes, piange la piccola Marisella, con un solo sandaletto rosa), dai “Tre bulli” (i due già citati attori maschi, più il sempre superbo Andrea Scaramuzza) alla “gallina Adalgisa” (con Ornella Petrucci, molto credibile e fantastica quanto basta), dai “due suicidi” al “marziano a Roma”, a “Er fattaccio der vicolo der Moro: “Sor delegato mio nun so un boiaccia. Fateme scioje, v’aricconto tutto...e poi mannateme ar Coeli”.
E, in effetti, se non proprio tutto, ci hanno raccontato, molto o abbastanza.
Nei capitoli di questo vivacissimo romanzo popolare, c’è il signore e c’è il buzzurro, c’è il mito e la leggenda, il folclore e le chiacchiere di rione ma, soprattutto, c’è la voce, la vita e la memoria di Roma, dei suoi sentimenti spontanei, del suo cuore generoso, della sua proverbiale ironia che pareggia o sovrasta il disincanto.
Tutto questo, tradotto in un bel pezzo di teatro dialettale e spumeggiante, che fa ridere, ma anche riflettere, che, grazie agli autori e agli interpreti generosi e convincenti, emoziona e non lascia indifferenti.
 13 maggio 2018 (Alfredo Laurano)


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