giovedì 19 aprile 2018

VECCHIO SCARPONE

Si faceva la fila per il pane, per trovare una giornata di lavoro, per la visita in ambulatorio, per ritirare la pensione alla Posta o per iscrivere i figli a scuola.
Da alcuni anni, in mezza Italia, si passa la notte in fila davanti agli Apple Store, in attesa dell’apertura, per acquistare l’ultimo modello di iPhone.
Ora, si fa camp out, cioè si campeggia, si dorme in sacco a pelo o in macchina - molti arrivano da città lontane, dopo viaggi in auto o in treno - per una o più notti, per non perdere la cosiddetta priorità acquisita, per avanzare nella graduatoria, appello dopo appello, e accaparrarsi con certezza le Sneakers dei desideri.
Cioè le scarpe da ginnastica, così si chiamavano una volta, quando quelle calzature, non proprio comode e salutari, si usavano solo per lo sport e la palestra ed erano ben lontane dal diventare oggetto di culto e, anche, di facile guadagno per i marchi sportivi e le case di alta moda, che le fanno uscire in edizione limitata, in pochi selezionati negozi d’Italia.
Le notti passate all’aperto diventano poi video da postare in Internet e diventano virali su Youtube.

Il fenomeno si è ripetuto in questi giorni (e notti) davanti alle vetrine di Luisa in via Roma, a Firenze.
Tutti in coda quando è stata stilata la prima graduatoria e sono stati distribuiti i numeretti, lasciapassare indispensabile per l’acquisto di un paio di modello Off White (250 euro), che Nike ha destinato al negozio fiorentino in esclusiva.
Si può tentare il colpaccio anche su alcuni siti on line, dove parte un conto alla rovescia a caratteri cubitali che mette l’ansia, ma per avere accesso bisogna aver messo da parte almeno 2000 punti, con acquisti precedenti, per almeno duemila euro: un prerequisito necessario, ma non una garanzia di riuscita, per conquistare pezzi di plastica a forma di scarpetta, più agognata di quella di Cenerentola.
Poi, siccome gli affari sono affari, c’è chi ci specula e ci guadagna, anche tra i privati e gli acquirenti.
C’è qualcuno che riesce a comprarle per rivenderle a prezzi super maggiorati, come fanno i bagarini con i biglietti, davanti agli stadi.
Ma in fila, davanti al negozio, insieme ai ragazzini e ai collezionisti (che possiedono anche 3.000 paia di sneakers), ci sono i rivenditori di mestiere, che girano l’Italia e poi, se non riescono a bandire un’asta, si organizzano con una lotteria su Instagram: vendono centinaia di bigliettini da 10 euro, incassano migliaia di euro e poi estraggono a sorte il vincitore delle scarpe pagate 250 euro.

Insomma, tra bivacchi, sacchi a pelo e thermos, si consuma un rito quasi obbligatorio e di costume, per accaparrarsi l’ultimo simbolo di modernità, di status. Per conquistare una condizione di alto o superiore rango, che colmi un pauroso vuoto di valori e dia una parvenza di dignità e prestigio.
Così è la vita al tempo del dio consumo, così soffrono e si sacrificano i nuovi martiri delle mode e della tecnologia. Abbiate pietà per loro. 
17 aprile 2018 (Alfredo Laurano)


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