venerdì 13 aprile 2018

REAL VENDETTA FATAL


Stavolta, gliel'hanno fatta grossa e pure sporca.
Forse, è la giusta nemesi del dio pallone o, se preferite, della ninfa Eupalla - divinità benevola, nata da una costola del mitico Brera - che, stanca di assistere pazientemente alle “goffe scarponerie dei bipedi”, ha assunto il ruolo di fatale punitrice della tirannide sportiva e dell'egocentrismo calcistico, che la Juve da sempre ha rappresentato, attraverso continui abusi, doni, ruberie, concessioni e sudditanze varie.

Una storica vendetta, quindi, oltre i meriti, i demeriti e le sentenze del campo.
Solo così si spiega, anche per me che, come tanti, non ho mai amato (per non dire sportivamente odiato) quella squadra e quelle maglie da privilegiati detenuti, la folle decisione dell’arbitro inglese di fischiare un dubbio, dubbissimo rigore al 93°, quando tutti con la testa e con le residue forze erano già ai supplementari.
Ci vuole veramente un bel coraggio, una bella dose di incoscienza e di insensibilità - come ha urlato anche un incazzatissimo Buffon, per giunta espulso - e di assoluta inadeguatezza a fare quel mestiere.
E’ lecito e morale estromettere, con un insensato fischio a venti secondi dalla fine, una squadra che si è battuta a viso aperto e con onore, che ha recuperato un risultato che sembrava assai improbabile, che all’andata aveva subito un eclatante torto (rigore sacrosanto negato, per gli esperti e per chiunque) a fine gara, che si era guadagnato il diritto all’extra-time, che era quasi riuscita ad imitare le imperiali gesta romaniste della sera prima?
No, per obiettività, per onestà intellettuale e nonostante la personale e già confessata ostilità e l’atavico rancore, decisamente no.

Real-Juve al Bernabeu, non meritava di finire così, con un atto unilaterale di cinismo e di pura malvagità, con quel fischio stonato di un signor nessuno, giudice presuntuoso, posseduto dal demone del protagonismo.
Ma le ninfe e gli dei, quelli della guerra e del pallone in particolare, sono casualmente infami, sadici e spietati, più degli stessi uomini miserabili che pretendono di proteggere e ispirare e dai quali spesso si travestono.
12 aprile 2018 (Alfredo Laurano)


Nessun commento:

Posta un commento