venerdì 24 marzo 2017

TRA STORIA, CINEMA E MAGIA

Nel giro di poche ore, tra un attentato e l’altro a fare da sfondo a questa bella società, se ne sono andate, per cause naturali, tre persone che hanno lasciato un segno, a vario titolo, nella storia di questo Paese.
Partigiano, dirigente del Pci, direttore dell'Unità, è morto a 91 anni Alfredo Reichlin.
Nella capitale partecipò alla Resistenza, fu allievo di Palmiro Togliatti e poi vicino alle posizioni di Pietro Ingrao, le più a sinistra nel partito.
Ricordo con commozione le sue nobili parole pronunciate in piazza Montecitorio, quasi due anni fa, ai funerali dell’amico e compagno Pietro, che raccontavano e respiravano quelle stesse idealità, quei valori e quei sogni che entrambi condividevano.
In quella piazza del potere, così poco amata dal popolo, l’emozione era tangibile.
“Non lasciamo la sinistra sotto le macerie”, è stato il suo ultimo articolo, il suo ultimo pensiero, il suo ultimo messaggio di uomo appassionato, di politico di razza.

Ieri, anche l’addio a Tomas Milian, alias Nico Giraldi, alias Er Monnezza.
L'attore è morto a Miami per un ictus, aveva 84 anni. 
Nato in un villaggio cubano, interpretò oltre cento film, sul set senza soluzione di continuità dall'inizio degli anni Sessanta alla fine degli anni ottanta, doppiato dall’indimenticabile Ferruccio Amendola.
Bello, affascinante, scaltro, brillante, nei primi anni della sua carriera aveva lavorato con autori come Lattuada e Visconti, Maselli e Pasolini, Dennis Hopper e Liliana Cavani ma la grande popolarità l'aveva ottenuta con i "poliziotteschi", in cui interpretava l'ispettore Giraldi, e poi con il personaggio cult della sua carriera, Er Monnezza.
Si distingueva nella originalità dei suoi personaggi, che tutti ricordano soprattutto per il vernacolo romanesco, triviale, scurrile e verace quanto basta, e per il suo look: tuta da meccanico, semplici scarpe bianche da tennis, capelli ricci, barba folta e un po' di trucco sugli occhi. Tipica la sua caratterizzazione del borgataro coatto, che Milian seppe interpretare ricorrendo a una mimica facciale ineguagliabile e a una serie di gesti indovinati ed espressivi.
Nei suoi pittoreschi ruoli, “non è stato - come qualche critico ha ben sottolineato – il semplice ladruncolo con berretta di maglia, chewingum all’angolo della bocca e acconciatura post imperiale, che univa l’intuito di uno Sherlock de Noantri agli sganassoni di un Piedone di periferia. Né è stato solo una macchietta di detective, un po’ ladro e un po’ principe degli investigatori.”
In quel genere di cinema, in ogni caso, ha certamente occupato un posto rappresentativo e di prestigio.

Come è stato nel parallelo mondo della musica e dell’intrattenimento televisivo - ma di tutt’altro stampo - anche per il mitico Mago Zurlì, che ci ha lasciato senza un’ultima magia.
Oggi, in epoca di stregoni e ciarlatani - dal divino Otelma al Do Nascimiento – quella genia di virtuosi incantatori non esiste più, sparito dai palinsesti insieme a Topo Gigio e alle sue dolci e semplici storielle. Quel mago buono, quel Topo permaloso, quelle canzoncine cadenzate hanno fatto sognare milioni di bambini, di almeno due generazioni.
Cino Tortorella esordisce nel mondo dello spettacolo in un ruolo che ne segnerà l'intera carriera. Pare sia stato Umberto Eco, all'epoca funzionario Rai, a proporgli, nel 1957, il programma per ragazzi Zurlì, il mago del Giovedì, di cui Tortorella fu anche l'ideatore.
Dotato di regolare bacchetta magica, capelli luccicanti di polverina magica, corpetto aderente in vita, calzamaglia e un mantello azzurro lo rendono subito figura amata e inconfondibile per il pubblico dei più piccoli. Gentile, garbato, misurato e rassicurante, mago Zurlì si lega per sempre all’album dei ricordi più famosi nella storia musicale dello Zecchino d'Oro, di cui fu promotore nel 1959, dai “44 gatti' a “Popoff”, da “Le tagliatelle di nonna Pina” al “Coccodrillo come fa?”, fino al “Valzer del moscerino” della allora bambina Cristina D’Avena.
Ma anche alle tante trasmissioni che ideò e lanciò con successo negli anni a seguire.
Smessi i fiabeschi panni di Zurlì, rimase convinto - non senza poca ragione - che il suo personaggio avrebbe potuto funzionare per molto tempo ancora e resistere all’usura del tempo.
“C’è ancora gente in giro che crede che io sia un vero mago” - raccontava spesso - anche perché i bambini di oggi sono uguali a quelli di ieri. E quelli di domani saranno uguali a quelli di oggi”.

Come in fondo sono gli uomini, nell’essenza della propria storia.
Come sono stati Reichlin, Milian e il mago Tortorella: tre persone assai diverse, ma così capaci, creative e ricche di talento che, nei rispettivi ruoli, tanto hanno saputo dare e comunicare sul piano umano e nei vari aspetti della società. Un commosso saluto e un grazie a tutti voi.                                                                                  
Addio mago della nostra infanzia, della nostra giovinezza, dei sogni e delle tante belle illusioni che, con naturale innocenza, hai aiutato a costruire, in nome della semplicità e di un candore ormai dimenticato.
23 marzo 2017 (Alfredo Laurano)


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