martedì 14 marzo 2017

SE COSI' VI PARE

Nonostante il ridicolo tentativo di arrampicarsi sugli specchi di un'improbabile verità, da parte dei consulenti della difesa, sembra assodato che Marco Vannini si sarebbe potuto salvare, se soccorso tempestivamente. I Ciontoli, invece, come è ormai noto, lo hanno lasciato agonizzare, tra indicibili lamenti, fino alla morte.
Lo hanno stabilito le dettagliate perizie dei medici legali, illustrate anche da crude immagini, nell'udienza di oggi del processo Vannini.
Ma anche se di ciò non vi fosse certezza o, addirittura, per assurdo, si avesse la prova del contrario - cioè che nulla si potesse fare e che il povero ragazzo sarebbe morto comunque - le colpe criminali di quel clan sarebbero minori, più lievi o quasi inesistenti?
Sarebbero forse innocenti, in quanto spettatori casuali di una tragica disgrazia, o non tutti complici di un efferato omicidio?

Forse, in parte, per stabilire l'entità della condanna.
Ma, al di là di come si sono realmente svolti i fatti, niente cambierebbe, sul piano morale e giuridico, delle loro precise responsabilità o perdonerebbe l’incomprensibile comportamento disumano di cinque persone adulte, capaci di intendere e volere, sia pur prese da panico e paura.
Imperizia, malafede, calcolo, leggerezza, superficialità: nessuna cosa al mondo potrebbe mai giustificare quegli esiziali ritardi, quelle gravissime omissioni e quei maldestri tentativi di vile depistaggio.
Nulla li assolverebbe dai loro misfatti, dalle loro nefandezze.
 13 marzo 2017 (Alfredo Laurano)


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