venerdì 17 marzo 2017

QUELLA MUSICA NON SI PUO’ BOMBARDARE

A volte, sembrano sequenze di uno dei tanti film che parlano di guerra, invece sono squarci autentici della realtà siriana, oggi, diffusi da stampa, web e telegiornali, ai quali i nostri occhi e la nostra sensibilità, ormai, si sono abituati: case bombardate, cumuli di macerie, rovine, distruzioni, fiumi di sangue, vite sacrificate. 
Sono le immagini di Aleppo, la Bigia, che da museo a cielo aperto che era, è oggi disintegrata e demolita, privata della sua storia di convivenza millenaria, del dialogo fra fedi e etnie, dilaniata da uno scontro endemico tra l’esercito del regime di Al-Assad e i ribelli vari dell’Opposizione. E’ solo un campo di battaglia e quasi tutti i civili l'hanno abbandonata; alcuni sopravvivono in condizioni impossibili, senza niente, senza cibo, senza luce manca tutto, perfino l’acqua. Vi abitavano quasi due milioni di persone.
Già nota come la città più bella e antica della Siria, patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco dal 1986 e capitale culturale del mondo islamico, è diventata una città fantasma, un luogo che semplicemente non esiste più, dove la morte prevale sulla vita, coltiva la paura, scaccia le speranze, annulla i desideri.

Della sua importante eredità artistica non resta nulla.
La guerra che si protrae senza regole da oltre cinque anni - oltre ad uccidere centinaia di migliaia di persone, soprattutto civili - ha cancellato monumenti, palazzi, hotel, ristoranti, luoghi di ritrovo, mercati, attività commerciali.
Per avere un’idea più precisa e veristica di tale sfacelo, basta andare su uno dei tanti siti che mostrano meglio di mille parole, cliccando su ogni foto, gli effetti devastanti del conflitto: alcuni luoghi simbolo di Aleppo sono infatti ritratti prima e dopo e dalle stesse angolazioni. 
E’ un confronto impressionante.
Vedihttp://www.corriere.it/reportages/esteri/2016/aleppo-prima-dopo/ 

Mohammed Mohiedin Anis, ha 70 anni e due mogli e otto figli già fuori dalla Siria.
Vive ancora in un quartiere di quella città squassata e mutilata perché si è rifiutato di abbandonare la sua casa e il suo paese. E’ stato ritratto in un edificio ridotto a pezzi, seduto sul letto, con la pipa in mano e intento ad ascoltare musica da un vecchio grammofono ancora funzionante.
La sua storia è singolare: laureato in medicina, parla cinque lingue e ha lavorato anche in Italia per un'azienda di cosmesi. Anis collezionava auto americane che oggi, dopo anni di guerra e bombardamenti, sono andate distrutte, come quasi tutta la città.
Solo la sua anima non è stata sbriciolata.
 (Alfredo Laurano)

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