domenica 3 novembre 2013

SEGNALI DI FUMO

Per non passare da misoneista, lo dico subito. Anzi lo ribadisco, visto che ne ho parlato e scritto  diffusamente in tante occasioni, anche recenti:  sempre sia lodata, benvenuta e benedetta la globalizzazione della comunicazione on line. Perché abolisce le distanze e le frontiere e favorisce l’evoluzione degli individui. Perché è anche un nuovo strumento di libertà e di  integrazione. Perché propaga, in tempo reale, informazione, cultura e conoscenza e avvicina popoli, religioni, usi, costumi e tradizioni. Utile, importante e ormai indispensabile. Punto.

Ma accanto a così mirabili conquiste e virtù straordinarie, non possono mancare vizi, abusi e controindicazioni. E’ pur sempre un prodotto dell’uomo e della sua caducità. E, in qualche caso, della sua imbecillità.
                                                                                                              
Uno degli aspetti più odiosi e insopportabili di una certa forma di comunicazione “militante”, sentinella sempre in servizio di guardia nella garitta della speculazione, sta nella puntuale e immediata strumentalizzazione, a volte volgare e pretestuosa, di fatti, episodi e affermazioni che si affacciano, spesso casualmente, agli onori della cronaca: nera, rosa, sportiva ma, soprattutto, politica e sociale.
Ogni frase, ogni parola viene decontestualizzata. 
Quindi, smembrata, scannerizzata, scarnificata, vivisezionata, passata al microscopio della convenienza partigiana, prima, e nel tritacarne della diffamazione, poi, per coglierne malafede, ambiguità e contraddizioni utili ad ogni possibile ritorsione.
Ogni starnuto di moscerino viene raccontato ed enfatizzato da una certa parte politica, dalla stampa di quell’area e dalla folta schiera di titolati trafficanti dell’insinuazione,  come fosse una grave malattia.
Diventa un caso, una colpa, un peccato mortale, un’onta imperdonabile, un reato da pagare   amaramente: con le dimissioni, l’emarginazione, la gogna mediatica e il disgusto popolare.
Non sono ammessi equivoci, dubbi, fraintendimenti, eventuale buona fede o errate interpretazioni.
Prima si fa fuoco, poi, eventualmente, si ragiona!

Tutto, ovviamente, a prescindere dall’accertamento della verità, dall’analisi dei fatti e delle circostanze in cui “l’orribile delitto” si è consumato.
E quello “starnuto” diventa cubitale titolo di giornale e oggetto di dibattito stucchevole e infinito.  Scatena sul web una caterva di indecenti insulti,  profusi a volontà, dove ognuno si arroga il diritto di condannare per sentito dire e di sparare slogan patetici e sentenze inappellabili. Nel  migliore dei casi, si ricorre alla satira e all’ironia.

Altri, a monte, fanno speculazione di bassa lega e, puntando sull’indignazione collettiva -facilmente manovrabile - di falsi moralisti da tastiera o da talk show pomeridiano, creano o indirizzano la pubblica opinione. Ovviamente, pro domo sua.
Non voglio portare esempi di questo sconcio sciacallaggio per non convogliare l’attenzione in un campo o nell’altro, per interesse di bottega. Sono sotto gli occhi di tutti e quotidiane  le vicende a cui mi riferisco, che vedono sotto accusa quel ministro, quel parlamentare, quell’opinionista o il capo dello stato che…. ha alzato il sopracciglio e che ha assai peccato!
Ce n’è per tutti, per santi, artisti e puttanieri. Per star, campioni e mattatori.
  
In nessun altro ambito è così facile aggredire o inventare un nemico da bandire. Troppi giullari, mestieranti, tuttologi ed esperti “fai da te”, imperversano in quel mondo per fare utili e propaganda. Per suggerire facili scorciatoie, per abbrutire ogni confronto e per creare il caso.

Prima di mettere un semplice “mi piace” ad un commento o di condividere una sola virgola, con superficialità e disinvoltura, forse dovremmo porci qualche domanda o farci sfiorare da un dubbio, da un sospetto.
Meglio diffidare, che abboccare e farsi infinocchiare!
Per buon senso, per rispetto della verità, per onestà intellettuale.

Altrimenti, sarebbe meglio tornare ai segnali di fumo, come nel piccolo paesino della Sardegna, dove non c’è connessione a internete e banda larga!
Là, dove “sotto il maestrale, urla e biancheggia il gossip e il ciarlatano”!

3 novembre 2013                                                                        

                                    AlfredoLaurano 
                                                                                                                                                                        

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