lunedì 11 febbraio 2019

IL MESTIERE DELL’ODIO


Tra i tanti miserabili che affollano il Web con post e slogan altrettanto miserabili, anzi ignobili e insensati che farebbero ribrezzo anche a un analfabeta vero, e non solo funzionale, ce ne sono alcuni che non si possono eludere, in quanto prodotto di imbecillità pura e di ignoranza.

Guardate bene questa penosa locandina, postata da tale Roberto Innocenzi e apprezzata e condivisa da tanti suoi simili: quattro riquadri che rappresenterebbero i quattro pionieri dell’accoglienza, accomunati dalla funzione, scelti a caso e in ordine sparso di valore e di importanza. Il testo surreale ci spiega che il primo risiede a New York, il secondo in Svizzera, il terzo in Vaticano e l’ultimo non ha nemmeno una sezione. Curata e preziosa la ricerca delle espressioni, scelte in sintonia con il volgare attacco premeditato.
C’è intanto da chiedersi come si possa solo concepire questa paradossale immagine e quale mente perversa e contorta possa averla solo pensata, composta e pubblicata. Ci vuole veramente una forma di coraggio del cretino e dell’incoscienza che, tradotto in volgare, dicesi faccia come il culo, nello squallido, infantile teatrino dell’assurdo.

Questa gente non sa (o finge di non sapere) che tra quei "buonisti”, uno non è affatto residente, ma ha insegnato a New York, qualche anno fa, su invito di un’università che ovviamente gli ha dato alloggio per qualche mese. Tra l’altro, è ancor vivo perchè è sotto scorta da undici, dodici anni.
Un altro fa il papa di mestiere e qualche schiaffo alla Curia l'ha tirato, qualche denuncia l’ha spesa, qualche provocazione l’ha lanciata nel monolitico mondo della Chiesa, oltre a fare qualcosa per la pace, per i diseredati e i senzatetto.
Un altro, ancora, che non risiede affatto in Svizzera - altra solita bufala pacchiana e qualunquista - si è "parato il culo", come hanno scritto alcuni, curando, operando e salvando migliaia di persone d'ogni colore, per tutta la vita.
L’ultimo, senza nemmeno un’abitazione, conta come il due di coppe, quando regna spade, a Briscola.

Ma tutto ciò non importa, la realtà non ha nulla di oggettivo, è solo un’opinione costruita secondo i propri pregiudizi e una massiccia dose d’odio che guida la crociata antibuonista. Per certa gente, non contano fatti e verità o una parvenza di onestà intellettuale. Conta diffondere cazzate e fake news, per colpire, disprezzare, perseguire, sputtanare chi la pensa diversamente da quel suo certo credo.
Oggi, il Web è sempre più bersaglio e sterminato bacino di commenti ingiuriosi, di offese e parolacce, di insulti sessisti, maschilisti, beceri e volgari.
Scatena semplificazioni banali di anonimi utenti che sfogano livore politico, palese frustrazione e abissali limiti culturali, sfruttando una battuta, un errore, una affermazione, un difetto fisico o un qualsiasi altro pretesto.
Tutto, secondo un meccanismo mediatico, automatico e ben collaudato, come vuole l’universale bar Internet e i suoi derivati social - aperti non stop h24, come dicono i lombardi, a ogni tipo di avventore - dove le donne, in particolare, come appunto nei bar e nelle caserme della maldicenza e della diffamazione, sono da sempre oggetto di battute feroci e pesantissime allusioni.

Un panorama davvero desolante, sia che colpisca a destra che a sinistra, dove i vili professionisti dell’invettiva, che ignorano i sentimenti e le persone, non conoscono il rispetto, ma il gusto dell’oltraggio.
Hanno un atteggiamento costante di disprezzo e provocazione, che avvelena le discussioni on line. Non distinguono, non argomentano, ma giudicano e, a comando, sputano sentenze. Per protagonismo, per puro narcisismo tecnologico, per emergere con la scomunica di circostanza dalla mediocrità e dall’oblio esistenziale.
Quei deliri non sono frutto di libertà di espressione, ma di diffamazione e insulto.
Io mi vergognerei di raccogliere certa monnezza. (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento