giovedì 28 febbraio 2019

CRONACHE DI ORDINARIO RAZZISMO


Qualcuno ancora si domanda se l’Italia è un paese razzista. Se lo è diventato o se lo diventerà. Qualcun’altro dice che il razzismo in Italia non esiste, che è tutta una manovra per screditare il ministro poliziotto Salvini e il governo in carica.
Però, c’è la cronaca, ci sono i fatti, le prove provate di quanto si stia sempre più scivolando in quella direzione, in quel degrado culturale, fatto di xenofobia, disprezzo e intolleranza, e prodotto dall’ignoranza.
In Italia, come in altri grandi paesi europei, i crimini d’odio motivati da ragioni etniche, religiose e razziali sono in aumento da tempo.
Negli ultimi anni e mesi, una lunghissima sequenza di aggressioni violente razziste e xenofobe a danno di neri, rom e stranieri ha occupato le prime pagine dei giornali italiani, dei TG e delle trasmissioni televisive, con inevitabili ripercussioni sui social e sul Web in generale. Qualche esempio?

Una bambina rom di tredici mesi colpita alla schiena da un proiettile sparato da una pistola ad aria compressa, da uno che, a Roma, sul balcone, “stava provando l’arma”.
L’atleta Daisy Osakue, a Torino, è stata ferita ad un occhio dal lancio di un uovo e rischia di non poter partecipare agli Europei di atletica.
A Macerata, un anno fa, Luca Traini, per vendicare l’omicidio di Pamela Mastropietro spara a casaccio contro uomini di colore terrorizzando la città: sei le persone nigeriane rimaste ferite.
A Firenze, un migrante viene ucciso a colpi di pistola in strada da uno che ha dichiarato che voleva suicidarsi, ma poi ha cambiato idea e ha iniziato a sparare in giro: guarda caso ha colpito un immigrato di colore.
A Vibo Valentia viene ucciso Sacko Soumali, cittadino del Mali 29enne e sindacalista degli “schiavi” raccoglitori di pomodori, che aveva spesso combattuto contro il caporalato
A Sarno, nel Salernitano, un senegalese di 27 anni, in bicicletta, con permesso di soggiorno per motivi umanitari, viene aggredito da due giovani con una mazza da baseball.
In provincia di Vicenza un operaio di Capo Verde è colpito alla schiena, mentre è sul ponteggio di un cantiere. A colpirlo, un uomo che dal balcone di casa “voleva sparare ad un piccione”.
A Partinico, un giovane migrante viene accerchiato e picchiato dal “branco”, al grido di: “Vai via sporco negro”.

Mi fermo qui, anche perché l’elenco è interminabile e si aggiorna ormai quotidianamente. Il libro dell’intolleranza rimane sempre aperto e in continuo divenire. In esso, si moltiplicano e si aggiungono pagine sempre più vergognose e assurde.
C’è profonda preoccupazione per il crescente numero di attacchi nei confronti dei diversi, di ogni colore e condizione: «Il veleno del razzismo continua a creare barriere nella società», ha commentato lo stesso presidente della Repubblica, che sul tema delle aggressioni è intervenuto diverse volte, nelle ultime settimane.

L’ultima perla di questo mondo avariato, di questa società primitiva e selvaggia, condita di malvagità gratuita, è quella offerta a Souleyman Rachidi, un ragazzo di 20 anni che è andato al pronto soccorso di Mercato San Severino, perché aveva accusato un malore
"Devi morire. Non ti voglio vedere qui, devi morire!"
A fargli questi speciali auguri di morte, pare sia un'infermiera di servizio in quel momento. Sì, un'infermiera, cioè una che dovrebbe prendersi cura degli altri.
Discriminazione, ostilità, accanimento e truci istinti vomitati gratuitamente senza vergogna, nei confronti di chi è più debole o non ha voce o diritto ad essere rispettato.
Ma tutto questo non è certo razzismo. E' solo una forma diversa di altruismo.
(Alfredo Laurano)

https://video.corriere.it/tu-devi-morire-non-ti-voglio-piu-vedere-qui-frasi-razziste-dell-infermiera-un-20enne-ivoriano/ccc6f56c-3882-11e9-af2a-db624861da78?fbclid=IwAR3-v8j7CaOKVMtvgUzQ5hRfjkHB5ckLP8MUJA2AES6i1RMmaktbhVGmwxM

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