giovedì 10 agosto 2017

REATO D’ALTRUISMO

“Occorre combattere gli scafisti, non le ONG” - dice sensatamente il ministro Del Rio, in polemica col ministro di polizia Minniti. “Per salvare vite in mare serve la nave più vicina”.
Negli ultimi giorni, gli effetti della campagna di colpevolizzazione delle organizzazioni non governative e di delegittimazione del loro ruolo e delle loro finalità, in corso da mesi, si sono via via definiti uno schieramento, detto di estremismo umanitario, utopistico, velleitario e, volendo, anche un po’ naif. 
All’opposto, un fronte trasversale, ispirato dal realismo politico, tutto concentrato sul calcolo del rapporto costi-benefici e del prevalente e avverso sentimento popolare.
L’accusa di reato umanitario o d’altruismo, di cui si macchierebbero le ONG, consiste nel non volere armi sulle navi e nei luoghi del soccorso, per garantire una vera autonomia e protezione.
Come se ogni laboratorio, tenda o presidio di Medici senza Frontiere, o di Emergency, accettassero di essere militarizzati.
“Senza trovare quasi resistenza, con la forza inerte dell’apparente normalità - scrive Marco Revelli - la dimensione dell’inumano è entrata nel nostro orizzonte, l’ha contaminato e occupato, facendosi logica politica e linguaggio mediatico. E ha inferto un colpo mortale al nostro senso morale. Che l’altro sia ridotto a cosa, indifferente, sacrificabile, o semplicemente ignorabile. Che la vita dell’altro sia destituita di valore primario e ridotta a oggetto di calcolo”.

La campagna di ostilità mossa contro le ONG, che si arrogano il diritto di salvare vite umane, e per questo messe sotto accusa da una ragion di stato, ha trovato la sua dimensione, appunto, nel Codice Minniti, imposto in violazione delle antiche, tradizionali leggi del mare e della più banale etica umanitaria, depotenziando pure il ruolo e l’attività della Guardia Costiera a governare la situazione, nel Mediterraneo. Eppure, le ONG stanno semplicemente supplendo all'assenza dell'Europa.
È manifesta la volontà, neppure tanto nascosta, di voler fermare il flusso, costi quel che costi. Di chiudere quei fragili “corridoi umanitari” che in qualche modo le navi di Medici senza Frontiere e delle altre organizzazioni tenevano aperti. Di imporre a tutti la logica non della ricerca e del soccorso, ma del respingimento.

Sarà bene ricordare le parole di Loris De Filippi, presidente di Medici senza Frontiere: "Ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini continuano a prendere il mare affidandosi a trafficanti senza scrupoli. Non lo fanno perché potrebbero esserci delle barche a salvarli al largo della Libia, ma perché non hanno altra scelta e le politiche europee non offrono loro alcuna alternativa. Non sono le organizzazioni umanitarie, ma le politiche europee a favorire i trafficanti".
Soffiando sulla paura, sull’odio e sul razzismo, siamo dunque arrivati al crimine umanitario, al trionfo dell’indifferenza, approfittando vergognosamente dell’alibi distraente e giustificatorio del dramma enorme dell’immigrazione.
Come se condannassimo chi combatte la mafia o il terrorismo, invece dei mafiosi e degli attentatori.
(Alfredo Laurano)

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