martedì 22 agosto 2017

DELIRI DI TERRORE

"Chissà perché - si interroga Diego Fusaro, come tanti altri dubbiosi cittadini - questi orrendi attentati si abbattono sempre nei luoghi pubblici facendo strage di povera gente, di presone comuni, lavoratori e disoccupati, ragazzi e studenti. Mai una volta che l'ira delirante dei terroristi si abbatta nei luoghi del potere e della finanza. Mai. Mai un signore della finanza colpito, mai uno statista, mai un 'pezzo grosso' dell'Occidente. Strano, davvero, che i pazzi alfieri del terrorismo, che in teoria avrebbero dichiarato guerra all'Occidente non prendano di mira chi l'Occidente davvero lo governa".


Una domanda quanto meno spontanea e possibile, un dubbio legittimo che assale molti, contro una verità, asserita e senza prove, che non spiega dinamiche e occulte e strategie. Senza, per questo, essere complottisti.
Un clamoroso delirio, invece, secondo il dogmatico, incontrovertibile e pieno di certezze quotidiano “Libero”: “Fusaro lascia intendere che dietro agli attacchi, insomma, potrebbe esserci ben altro. Qualcuno spieghi a Fusaro che è più semplice fare decine di morti "qualunque" che uccidere un singolo governante. Negli attentati, i complottisti ci sguazzano. Ma tra tutti i deliri, quello del filosofo comunista, forse, è il più sorprendente.” 

Tutto qui? Tutta qui la rigogliosissima, logica ed esauriente risposta del foglio para-razzista, para-sciovinista, para-xenofobo di Vittorio Feltri, a qualsiasi forma di scetticismo, di sospetto o diffidenza? 
Proprio quel giornaletto, che vive costantemente di insulti e di provocazioni, che tutti giorni fomenta anche gli animi più tranquilli e fa crescere la piaga del razzismo - anche in chi ancora si interroga sullo stragismo di mafia, di stato e di terrore - predica, ammonisce e parla di delirio e assurdità?
E forse meglio l’estremismo parolaio e ingannevolmente affabulatorio dello stesso Vittorio Feltri, che spara a zero sugli invasori neri, applaudito e osannato dalla sua nutrita ciurma di razzisti ignoranti e qualunquisti?

“Adesso basta - dice alla pancia dei suoi sudditi compari - è arrivato il momento di uscire dalla ipocrisia e di dire le cose che pensiamo davvero. Dei migranti non ce ne importa un fico secco. Vadano dove vogliono, ma la smettano di puntare all'Italia quale meta. 
Non ce ne frega nulla delle Ong né, tanto meno, dei loro scopi umanitari. Non crediamo alle fanfaluche dei piagnoni che sostengono la necessità di salvare in mare i migranti. I quali - è nostra convinzione - non scappano da zone di guerra e neppure di miseria, ma emigrano pagando prezzi salati agli scafisti per giungere qui e farsi mantenere da un Paese che si è costruito volontariamente la fama di grande sacrestia, disposta a ricevere chiunque.
Chi salpa dalla Libia, non è un disperato ma un opportunista con la faccia di bronzo che intende sfruttare la greppia onde mangiare gratis. Se è vero che il cinismo è una succursale dell'intelligenza dobbiamo cessare di farci impietosire e rifiutarci di soccorrere gli accattoni, destinati a pesare sulle nostre spalle. 
In altri termini, ne abbiamo piena l'anima di recitare il ruolo dei buoni samaritani al servizio di madame Boldrini. Coloro che si avventurano nel Mediterraneo per approdare nel Bengodi della Penisola si arrangino, rinunciamo a ripescare uomini e donne che poi ci restano in gobba per anni.
Non abbiamo i mezzi per nutrire orde di neri ignoranti e desiderosi di vivere a sbafo, quindi blocchiamo gli sbarchi senza fare tante storie, a costo di irritare il Papa, i parroci e i progressisti che amano i popoli stranieri, magari islamici, e detestano il nostro.
I partiti predicatori dell'accoglienza non prenderanno più un voto, ma molti calci nel deretano. Sarà una festa”. 

Che poetico, acutissimo sermone! 
Sic loquitur l’esperto mestierante Vittorio Feltri, capace come pochi di cavalcare il malcontento e le paure, per trovare facile consenso e per vendere due copie in più del suo padano giornaletto: Libero nella testata ma, di fatto, libero di sparare assurde minchionate. 
Ma, per carità, il suo non è delirio, come quello di Fusaro, né incitamento all’odio. 
E’ il dramma vero di un ricco, elegantissimo borghese, anziano scribacchino, che ha paura del diverso e di perdere il suo status.
Che “abita in collina se ne frega”.
21 agosto 2017 (Alfredo Laurano)

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