mercoledì 2 settembre 2015

TORRE, CASTELLO E CARCIOFI: LA CITTA' DEI BAGNI

Tutti i giorni parecchie centinaia di persone se tuffano soavemente nel bel mare de Ladispoli, dimenticando per qualche ora i 35 gradi della captale…
Così scriveva Trilussa nel 1894 sul Don Chisciotte di Roma.
La storia di Ladispoli è profondamente legata al mare, al microclima e alla sua sabbia nera. 
Ben prima di Ostia e Fregene, fu la Marina di Roma, la spiaggia preferita e frequentata dalla nobiltà romana e dalla ricca borghesia. Negli anni trenta raggiunse il primato per la maggior presenza di villeggianti che dimoravano in armoniose costruzioni liberty.
Fu proprio quella “terra di confine” a far sognare Roberto e Renzo Rossellini, che tra il mare, la palude e le prime alture di Cerveteri avevano vissuto all’inizio del novecento le loro avventure d’infanzia e avevano trovato qui ispirazione per alcune loro opere.
La seconda Guerra Mondiale distrusse i suoi stabilimenti e provocò una certa crisi del turismo, almeno fino alla ricostruzione e alla ripresa negli anni sessanta-settanta, quando iniziarono le “vacanze di massa”. Si costruirono caseggiati e palazzoni, stravolgendo l’aspetto abitativo in un territorio assai appetibile dal mercato immobiliare (mare, monti, vicinanza da Roma).
Dal 1965 al 1990, Ladispoli è stata espressione del turismo popolare e familiare. La sua ferrosa spiaggia e il suo clima mite avevano attratto tantissime famiglie, anche grazie alla straordinaria ricettività dei posti letto che l’ex paesetto di pescatori offriva, in virtù di un insensato boom edilizio: dalla villetta ai grattacieli.
Chi veniva a Ladispoli, vi soggiornava per diversi mesi.
Non più, quindi, turismo elitario, anzi molto popolare, come raccontato nelle battute bonariamente ironiche di Sordi, Costanzo e Verdone.

LE ORIGINI
Poco distante dal centro di Ladispoli, nei pressi del borgo di Palo, sorgeva un tempo la città-porto etrusca di Alsium. 
Fu sicuramente territorio del dominio di Caere, una tra le più potenti città di tutta la storia etrusca, che proprio ad Alsium e a Pyrgi, aveva i suoi porti da dove partivano le navi che, per commercio o per pirateria, solcavano il mare senza paura.
Le prime notizie risalgono al 247 a.C., anno in cui tutto il territorio circostante venne sottratto dai Romani agli Etruschi.
Per l'importanza strategica che tali porti costituivano, gli abitati etruschi furono sostituiti da accampamenti militari, poi da castra (città fortificate) veri e propri ed infine, da enormi ville di proprietà di importanti e nobili famiglie della Roma repubblicana ed imperiale.
Furono secoli di splendori per la piccola comunità sul mare, con ville lussuose ed ospiti illustri. Da Pompeo a Cesare, da Cicerone a Virgilio Rufo: venivano per trascorrere, tra i marmi pregiati delle dimore sul mare, gli ozii in un luogo di voluttàLo testimoniano i resti della villa di Pompeo in zona San Nicola, i resti della villa romana nei giardini della Posta Vecchia e i reperti trovati all’interno del borgo di Palo. 
Ma quando la potenza romana non ci sarà più a governare e rendere sicure le terre, la piccola Alsium scomparirà e tutto sarà sepolto: torneranno a crescere gli acquitrini e per più di cinquecento anni non ci sarà nessuno a contrastare il passaggio degli invasori e lo sbarco dei predoni. Ci passeranno gli Ostrogoti e i Longobardi, mentre saranno i Saraceni a distruggerla completamente nel decimo secolo.
Nel Medio Evo le tracce di nuove edificazioni e nel ‘500 la costruzione del Castello di Palo, sorto su un sito fortificato d’età medievale, il cui nome sembra derivare dalla presenza di paludi molto estese nella zona circostante: qui soggiornarono gli Orsini, papa Alessandro VI (Borgia), i Della Rovere ed i papi Paolo III e Sisto V e cardinali vari.

LA STORIA
A fine ‘800, la zona di Palo era frequentata da qualche buttero che radunava gli armenti nella radura e da braccianti agricoli stagionali. La malaria mieteva vittime ovunque e i mandriani stramazzavano a terra schiantati dalla febbre.
Poi, vennero i villeggianti, sempre più numerosi, chiassosi e invadenti.
Era il 1888 quando il principe Ladislao Odescalchi, un nobile "sui generis", che amava, riamato, il suo popolo, decise di sbarazzarsi degli abitanti del borgo - pescatori e contadini, quasi tutti suoi dipendenti - e dei villeggianti che d'estate arrivavano col treno fin sotto il suo castello, devastando anche gli ingressi, le scale ed i tetti delle abitazioni.
La situazione era diventata insopportabile anche per lui, molto generoso e democratico.
Quella marea di gente gli aveva complicato la vita, la quiete e la pace non esistevano più, il castello ed il borgo non erano più suoi ed il principe volle correre ai ripari.
Ed un bel giorno, le carrozze dei bagnanti romani trovarono la strada di accesso a Palo sbarrata e fece sopprimere quel braccio di ferrovia che portava i bagnanti sulla piazzetta del borgo, passando proprio davanti al suo maniero.
Contemporaneamente, istituì un consorzio insieme all'ingegner Vittorio Cantoni e lottizzò la striscia di terra fra i due torrenti, Vaccino e Sanguinaro.
Un altro braccio ferroviario venne subito costruito verso il nuovo insediamento urbano. Il binario, di circa due chilometri, partiva dalla odierna stazione di Palo e correva parallelo alla carrozzabile, costeggiando il bosco e la riserva di caccia, scavalcando il fiume Sanguinaro con un ponte di ferro. Al centro della ipotetica piazza, una baracca di legno fungeva da stazione ferroviaria, mentre due binari morti portavano a una piattaforma mobile che girava le locomotive e le rimetteva in partenza.
L'ampiezza dell'arenile antistante la nuova realtà invitò i villeggianti ad affluire più numerosi che a Palo, tanto che durante l'estate la strada brulicava di carrozze e calessi, trainati da scalcianti ronzini.
I treni con locomotive a vapore e vagoni semi aperti trasportavano romani in ghette e paglietta e donne con enormi cappelli e variopinti ombrellini.
Dalle capanne alle baracche su palafitte, poi le prime case in muratura.
Questa fu la prima Ladispoli: senza strade, senza fogne, senza luce. L'acqua mancava e la popolazione cresceva.
La prima guerra mondiale arrestò lo sviluppo della nuova stazione balneare. Il dopoguerra sembrò rilanciarne le fortune, ma con un ritmo piuttosto contenuto. Le bonifiche allontanarono lo spettro della malaria e la città di Ladislao riprese a crescere. 

Oggi, Ladispoli è una città moderna di 41mila abitanti, dove convivono oltre cinquanta etnie diverse e ben integrate.
Ricca di spiagge, di strade, di rotonde, di scuole, di servizi, di stabilimenti e ristoranti, si estende dal Castellaccio di Monteroni - casale fortificato nel XIV secolo, sulla via Aurelia, già luogo ideale per la sosta notturna o per il cambio dei cavalli 
- alla cinquecentesca Torre Flavia, facente parte del sistema difensivo contro i Saraceni, voluto dal governo pontificio lungo tutta la costa laziale.
Attuale simbolo della città, la storica torre di avvistamento, danneggiata dai bombardamenti durante l’ultima guerra e immersa nel mare a causa dell'erosione della costa, fu protetta negli anni settanta da una diga di pietre. E’ spaccata in quattro tronconi in via di sgretolamento e in perenne attesa di restauro. 
A sud, accanto al Castello Odescalchi, vi è la famosa Posta Vecchia, edificio seicentesco e antica stazione di posta, poi trasformata in albergo di lusso: residenza del famoso miliardario americano Paul Getty negli anni 60, ospitò anche il Presidente del Consiglio Italiano nel 1994. 
Il Parco circostante, nei primi anni '80, è stato donato dal pronipote al WWF che ne fece un’oasi.
A mescolare storia, finzione e realtà, anche il cinema ha scelto più volte Ladispoli.
Davanti al borgo e al castello, nel 1953, fu costruito un grande galeone in legno, la nave del Corsaro Nero che abbordava i suoi nemici. John Huston ricostruì, per il suo film La Bibbia, il Paradiso Terrestre. E poi ancora, in un set dopo l’altro, furono girate alcune scene importanti della storia del cinema italiano: Umberto D, alla vecchia stazione di Palo, La grande guerra, al Castellaccio dei Monteroni, L’uomo di paglia, sulla spiaggia di Torre Flavia, Il sorpasso sull’Aurelia tra San Nicola ed Osteria Nova.

Quanti spunti di curiosità e riflessioni offre questa troppo spesso bistrattata città - patria del carciofo e sede da sessantacinque anni della relativa sagra - la cui identità plurale, come dice il sindaco Paliotta, contribuisce a costruire quella “città di tutti”, dove nessuno si sente estraneo e nessuno si sente padrone.
2 settembre 2015    (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento