sabato 19 settembre 2015

TISSOCHE? NON È VERO, MA CI CREDO

Si racconta che il 19 settembre del 305, durante la persecuzione di Diocleziano, Gennaro, vescovo di Benevento, fu decapitato con altri compagni nella Solfatara di Pozzuoli. Secondo altre fonti, fu invece destinato ai leoni.
Qualunque sia la versione ufficiale, si dice che la sua nutrice ne raccolse il sangue, secondo una tradizione molto diffusa, che caratterizzava l’atteggiamento dei fedeli nei confronti dei martiri.

Le cerimonie in onore di san Gennaro furono istituite però nel 1337 dall’arcivescovo di Napoli, ma solo nel 1389, il fenomeno della liquefazione venne documentato per la prima volta: da allora, si sono verificate circa undicimila scioglimenti, in condizioni ambientali e culturali molto diverse.
Da quel momento e da sempre, per Napoli e per la comunità partenopea, San Gennaro è più di un’istituzione, è un fatto culturale che va ben oltre la semplice devozione per il santo protettore. E' un sentimento viscerale e condiviso che, nel corso dei secoli, ha superato divieti e restrizioni, rafforzando sempre più il suo culto.
Con venticinque milioni di devoti sparsi in tutto il mondo, è il santo cattolico più famoso e conosciuto nel mondo, nonostante sia considerato dalla chiesa un po’ di "Serie B". Comunque, guai a metterlo in discussione.

La scienza ci dimostra come il sangue umano, se sigillato in vitro per un certo periodo, solitamente si coaguli, senza più tornare al proprio stato liquido. Ma anche quando dovesse rompersi il coagulo, con conseguente liquefazione, ciò potrebbe avvenire una tantum, senza alcuna possibilità, dunque, di ulteriore ritorno alla stato iniziale.
Il liquido custodito in un’ampolla nel Duomo di Napoli, invece, continua, nel corso dei secoli, a solidificare ed a liquefarsi più volte, senza entrare mai a contatto con l’aria.

Il “miracolo”, fra riti, messe e processioni che si celebrano in abbondanza, anche alla sua vigilia, si replica due volte l'anno e oggi, 19 settembre - data del sacrificio del vescovo Gennaro - si prova a ripeterlo. Alcuni devoti sono in attesa già dalle primissime ore del mattino per assistere all'evento.
A confine fra religione e superstizione, fra scaramanzia o folclore, è importante che il prodigio si confermi, altrimenti “porta male” e si diffonde un profondo pessimismo in tutta la città.
Nel 1991, il chimico Luigi Garlaschelli, responsabile scientifico del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), spiega l’enigma con l’ipotesi della tissotropia, proprietà di alcune sostanze gelatinose di diventare più fluide, fino a passare dallo stato solido a quello liquido, se fatte vibrare o sottoposte a movimenti e oscillazioni, comunque turbando la loro condizione con sollecitazioni meccaniche, per poi tornare a quella precedente, se lasciate indisturbate.
Anche la preziosa ampolla viene infatti scossa dall’officiante vescovo o cardinale, ad ogni prova di miracolo. Non c’è scritto nelle istruzioni, ma è come se lo fosse: agitare prima dell’uso.

Garlaschelli ritiene che il liquido contenuto nella teca di vetro non sia il sangue del martire beneventano, come vuole la leggenda ma, appunto, un composto tissotropico a base di cloruro di ferro (molisite), minerale assai abbondante intorno ai crateri vulcanici e facilmente reperibile sul Vesuvio, già al tempo in cui è apparsa la reliquia.
Un esempio che tutti conosciamo è la salsa ketchup, che manifesta questa proprietà; quando la boccetta è immobile, appare di consistenza molto densa e quasi solida; quando invece la si agita, diviene in pochi secondi molto fluida, quasi liquida, e si versa con facilità.
Nel settore industriale, gli elementi tissotropici sono impiegati in numerosi campi tra cui la preparazione di inchiostri e vernici, che si presentano liquide e facili da stendere ma che, al cessare dell'azione del pennello, solidificano con rapidità e senza gocciolare.
Mito, miracolo, fenomeno o prodigio?
La questione di San Gennaro rimane tuttora inspiegata e misteriosa. Come anche il leggendario tesoro a lui dedicato, formatosi in settecento anni di storia, grazie alle numerose donazioni, che si è mantenuto intatto da allora, senza mai subire spoliazioni.
La Chiesa cattolica non lo ha mai riconosciuto ufficialmente come “miracolo” ma, viste le forti resistenze da parte dei napoletani ad abbandonare il culto del santo per antonomasia - con cui parlano e si incazzano, in tutta confidenza, e a cui chiedono grazie in cambio di promesse - ha deciso di mantenere la tradizione, anche se la commissione medica voluta dal Vaticano ha stabilito che lo scioglimento del sangue di san Gennaro non è un miracolo, ma un fatto mirabolante, ritenuto prodigioso dalla credenza religiosa popolare.
Come avrebbe fatto e detto Ponzio Pilato.
19 settembre 2015 (Alfredo Laurano)

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