venerdì 4 settembre 2015

ELEMENTARE: FERMATE LA GUERRA!

Mentre l’agghiacciante immagine del piccolo Aylan, trovato senza vita su una spiaggia turca, fa il giro del mondo e scuote le coscienze, alla stazione di Budapest per qualche minuto il sorriso ha illuminato i volti dei bambini bloccati lì da giorni insieme alle loro famiglie. Un gruppo di volontari ha installato un maxi schermo e i più piccoli hanno assistito ai cartoni, dopo ore di tensione.

I poliziotti della Repubblica Ceca, intanto, hanno fermato nel sud della Moravia 200 profughi che, provenienti dall'Austria e dall'Ungheria, cercavano di raggiungere in treno la Germania e hanno scritto con pennarelli indelebili sulle braccia di profughi, bambini compresi, i numeri di identificazione. Marchiati come gli ebrei deportati dai nazisti nei campi di concentramento.

Sempre alla stazione di Budapest, è venuta la mondo una bambina, partorita da una donna siriana. L'hanno chiamata Shems, " Speranza". Un giorno, forse saprà perché è nata in una stazione, perché è un po' siriana e un po' ungherese e perché si chiama così.

Dopo sei giorni di attesa, centinaia di migranti hanno lasciando la stazione di Keleti: esasperati dallo stop imposto ai treni, i profughi sono partiti da Budapest a piedi, direzione Austria. La polizia però non è disposta a far passare il confine.
 Il gruppo ha attraversato il Danubio e ha imboccato l'autostrada Budapest-Vienna, con ritratti della Merkel in mano. Dovranno percorrere 240 chilometri.

Enrico Vandini, responsabile della onlus We Are, rifiuta di definire quella che stiamo vivendo una "emergenza" profughi e sottolinea l'assenza di una soluzione concreta alle cause della crisi umanitaria:
“Continuare a chiamare emergenza questo fenomeno è a dir poco ipocrita, considerando che dura da 4 anni e nessuno, dico nessuno, ha davvero cercato soluzioni efficaci. 
Per quanto riguarda i profughi siriani basterebbe dar loro la possibilità di fare domanda di asilo presso le ambasciate situate nei paesi confinanti e la possibilità di prendere un volo e raggiungere la loro destinazione, senza rischiare la vita in mare, arricchendo la malavita che sta dietro a questo traffico di esseri umani disperati.”
Fa male vedere l'opinione pubblica indignarsi per la morte di un solo bambino dopo che per anni si è ignorata la morte di centinaia di migliaia di persone, di cui molti bambini.
E mentre l’Europa discute e si dissolve su frontiere e accoglimenti e studia su come gestire l’emergenza, un ragazzino siriano di 13 anni, ai microfoni Al Jazeera dice la cosa più semplice del mondo: “Fermate la guerra, basta questo, e noi non partiremo più.” 
 (Alfredo Laurano)

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