sabato 26 settembre 2015

IN GOD WE TRUST

Dal Brasile alla Terra Santa, dalla Corea del Sud alla Turchia, dalle Filippine al Sud America: sempre accolto da grandi folle e bandierine, da canti e riti popolari, da santini e persone in costume locale, spesso in attesa per ore sotto il sole, o dormendo in tenda o addirittura sulle sedie preparate, in vista della messa.
Fra suore e frati che ballano e cantano per le strade, doni tradizionali, fiori e pizze al suo passaggio, selfie a non finire e bambini tirati al volo, per un bacio o una carezza.
Dappertutto, ovazioni, tripudio e visibilio.

Francesco spopola nel mondo.
Subito dopo Cuba e l’abbraccio caloroso dei cubani nella terra della rivoluzione, a bordo di una fiammante Cinquecento Fiat e con in mano la sua personale borsa vintage da seminarista di provincia, è arrivato anche “nella terra dei liberi e nella casa dei valorosi”.
Ha incontrato prima Obama e Michelle alla Casa Bianca, davanti a una folta schiera di privilegiati invitati, e ha poi tenuto un impegnativo discorso al Congresso degli Stati Uniti, il primo nella storia di un pontefice.
Francesco si è rivolto al popolo americano dalla sua sede più rappresentativa, di fronte a due schieramenti che si dividono su tutto: clima, immigrazione, riforma sanitaria, contraccezione, pena di morte.
Da quell'arena che oggi gestisce uomini e cose, ricchezza e libertà e dalla quale partono i segnali di controllo, dominio, equilibrio e destabilizzazione del mondo, ha ricordato il sogno americano che, negli ultimi secoli, ha visto milioni di persone giungere in quella terra per inseguire proprio quel sogno di costruire un futuro in libertà.
Lo ha rievocato e descritto perché: “quel sogno è ancora vivo e continua a ispirarci. Sono i sogni che conducono all'azione, alla partecipazione, all’impegno, come è stato per alcuni grandi americani": Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton. Quattro americani che, nonostante la complessità della storia e la realtà della debolezza umana, sono stati capaci -  con duro lavoro e sacrificio, con tutte le loro differenze e i loro limiti, alcuni a costo della propria vita - di costruire un domani migliore e di dar forma a valori fondamentali per l’umanità.”
Francesco ha parlato di giovani, di famiglie, di immigrati, di ambiente, di estremismo, del commercio di armi, di abolizione globale della pena di morte, perché ogni vita è sacra e ogni persona è dotata di una inalienabile dignità.
"Dobbiamo essere particolarmente attenti ad ogni forma di fondamentalismo, di qualsiasi genere. È necessario un delicato equilibrio per combattere la violenza perpetrata nel nome di una religione, di un'ideologia o di un sistema economico, mentre si salvaguarda allo stesso tempo la libertà religiosa, la libertà intellettuale e le libertà individuali, ma dobbiamo anche guardarci dalla tentazione di imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini perché è il modo migliore di prendere il loro posto.
 Essere al servizio del dialogo e della pace significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo. Perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società?
Purtroppo, la risposta, come tutti sappiamo, è semplicemente per denaro, denaro intriso di sangue, spesso innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare questo traffico.
Se la politica è al servizio della persona umana, non può essere sottomessa all’economia e alla finanza, perché è espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme, per poter costruire uniti il più grande bene comune.”
Trentasei lunghi applausi lo hanno sostenuto in tutto il suo discorso.

Ma domani è un altro giorno.
Il Papa rientrerà a Roma e tutto, probabilmente, tornerà come prima.
Gli americani che gli hanno tributato una vera standing ovation - anche tra la festante folla assiepata nei prati all’esterno al palazzo - si spartiranno le sue parole per utile propaganda e se ne approprieranno per sfruttarle elettoralmente al meglio, ma sarà molto difficile che limiteranno l'uso delle armi, che aboliranno la pena di morte o supereranno le varie forme di razzismo, di pregiudizi etnici e di residua apartheid politica e civile.
Di fronte al mondo, hanno offerto un grande spettacolo di ospitalità, di commozione e di viva partecipazione, ma la lezione di Francesco - così intensa, così sentita, così utopistica - forse non la capiranno e non la accetteranno, soprattutto nella parte dei conservatori repubblicani, perché troppo distante dalla loro ideologia.
Anche se per qualcuno - per esempio, gli integralisti cattolici che lo attaccano in ogni occasione, per difendere più i propri privilegi, che la fede cristiana - tale monito viene da un Papa chiacchierone, sguaiato e populista, non proprio timido, pacato e riservato come chi lo ha preceduto.
25 settembre 2015 (Alfredo Laurano)


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