giovedì 3 ottobre 2013

UNA STRAGE CONTINUA



Mentre si susseguono le puntate comiche della farsa all’arcoriana, si consumano, ormai quasi quotidianamente, anche quelle della tragedia dei migranti. Una tragedia senza fine che va in onda nel cimitero mediterraneo. 

Ma non ha audience, non trova molto interesse e  lascia piuttosto indifferenti. Cioè, non fa più notizia, rientra nella normalità, nella routine quotidiana.
E’ come una fiction di Raiuno, una soap opera che si guarda, distrattamente, mentre si mangia e si chiacchiera.
E’ come le notizie “meteo”: gli si dà un’occhiata, solo per sapere se bisogna uscire con l’ombrello o se fa freddo.
Quei poveracci, quei disperati, però, muoiono davvero, insieme alle loro donne incinte ed ai bambini. 

Dopo mesi di viaggio, di disagio, di privazioni e di rinunce per raggiungere la Libia o altri porti utili, si imbarcano su carrette appena galleggianti, senza cibo, senza coperte e senza soldi e con il solo desiderio di arrivare. Ma, molti non ce la fanno, restano sepolti in quel mare assassino. Assassino quanto quei luridi scafisti che lucrano sulle loro speranze  e li gettano in mare al primo ostacolo, pur di poter scappare per non essere arrestati.

E in quelle acque, a pochi metri dalla riva, per molti e per troppi si infrangono e finiscono  i sogni, le illusioni e il miraggio di una nuova vita, senza fame, senza miseria, senza guerra. Un legittimo desiderio di normalità, una naturale aspettativa cui ogni cittadino del mondo ha, o avrebbe, il diritto di guardare con fiducia.

Un ‘altro barcone carico di migranti è naufragato oggi a Lampedusa. Il bilancio è per ora di 94 vittime e 250 dispersi, ma aumenta di ora in ora. Probabilmente il naufragio è stato causato da un incendio a bordo, in seguito a  un cortocircuito.
Angosciati i pescatori soccorritori sui quattro pescherecci che stanno recuperando i corpi: "Ci sono tantissimi morti, è' un orrore!” Molti piangono e si ripetono scene di sconforto: "Ci sono corpi che galleggiano ovunque", ha raccontato uno di loro, tra le lacrime, alle agenzie di stampa. 

Ancora una strage, la più grande fino ad oggi, l’ennesimo  disastro della disperazione, a soli tre giorni da quello di Ragusa e in attesa del prossimo, sicuramente assai vicino.

Ma nulla cambia, nulla si muove, nulla si previene.
In fondo, è gente che non conta, che non ha valore. Sono solo e tutti briganti clandestini!
Perché farli arrivare? Ci rubano il lavoro e l’assistenza! Ci stuprano le donne!
Per molti, sono poco più che animali, che non possono, però, nemmeno essere esposti e  commercializzati nelle gabbie o alla fiera del patrono.
E nemmeno  esser venduti nei mercati, come un tempo.
Spariamogli, prima che affoghino!

3 ottobre 2013                                                    (Alfredo Laurano)



Sulla pagina di Emergency

Egregia Giovanna, è vero, l’ho già detto anch’io: le parole non servono, spesso sono retoriche e non fanno mangiare nessuno. Ma sono tuttavia uno strumento per esprimere dolore e partecipazione. O, anche il contrario, odio o indifferenza.
Purtroppo, non avendo ruoli politici, decisivi o pertinenti, non possiamo fare molto se non dolerci ed incazzarci. O manifestare rabbia e solidarietà, anche nelle piazze, per sollecitare iniziative. Né, posso io, comune cittadino, risolvere il problema che è, e rimane comunque, di portata storica. 

Lei sa quante migrazioni hanno avuto luogo nel corso della storia dell'umanità e perché?
E se si, si è data una risposta?
Il fenomeno della migrazione, naturale, endemico e inarrestabile, nasce dal nomadismo primitivo, prima, e dall'evoluzione agricola, tecnica, industriale, scientifica ed economica, poi. Mille ragioni spingono i popoli a migrare, a cominciare dalla fame, dalla guerra, dalla miseria, ed è superfluo ribadirle ancora. 

Quello che, in ogni caso, bisogna gridare e ricordare a qualche distratto superficiale è che non si tratta di un problema di ordine pubblico, di un’emergenza occasionale o straordinaria da risolvere con normali misure di sicurezza: manganelli, lacrimogeni e blindati anti-sommossa.
E’ un evento epocale, umanitario e molto complesso, oltre che di coscienza collettiva, che deve essere fronteggiato con strumenti efficaci: legislativi, finanziari, strutturali e logistici. Cioè, politicamente, con volontà e realismo, e non istintivamente con la discriminazione e la paura del diverso.
Non a livello locale, regionale o nazionale (ora, soprattutto a Lampedusa e in parte della Sicilia, Puglia e Calabria), ma a livello europeo e internazionale. 

L'Europa, di cui siamo il porto naturale sul Mediterraneo, rimane indifferente e se ne fotte. La maggior parte dei migranti che riesce a raggiungere le nostre coste è solo di passaggio, è diretta verso altre destinazioni, molto più a nord.
Finora, negli anni, sono stati votati in Italia solo i respingimenti, i pacchetti sicurezza, il reato di clandestinità - che persegue e indaga anche chi soccorre “l’aspirante” clandestino, anche bambino - e soprattutto si è votata l'ignobile legge Bossi-Fini, causa prima di tutte le stragi di migranti, che andrebbe subito abolita.
Secondo i razzisti della Lega, la colpa è della Kyenge e della Boldrini.
L'ipocrisia continua e le spinte xenofobe non si placano neppure di fronte a queste tragedie immani.
Il mondo è unito dalla comunicazione in tempo reale e le tecnologie hanno abolito le distanze geografiche tra le persone e favorito l'evoluzione degli individui.  Ma conserva tutte le sue contraddizioni perché non è in grado di abbattere le frontiere, superare le divisioni degli esseri umani e garantire il pane e i diritti delle persone.

Scontati i privilegi di cui godiamo, qualcuno dovrebbe sforzarsi di capire che quei disperati - che non hanno nulla, nemmeno il diritto di vivere - insieme alle loro donne incinte ed ai bambini, dopo mesi di viaggio, di disagio, di privazioni e di rinunce, si imbarcano, senza aver mai visto il mare, su carrette appena galleggianti, senza cibo, senza coperte e senza soldi, con il solo desiderio di arrivare. Di avere un futuro.

Ma, molti non ce la fanno, restano sepolti in quel mare assassino. Assassino quanto quei luridi scafisti che lucrano sulle loro speranze e li gettano in mare al primo ostacolo, pur di poter scappare per non essere arrestati. E in quelle acque, a pochi metri dalla riva, si infrangono i sogni, le illusioni e il miraggio di una nuova vita, senza fame, senza miseria, senza guerra.

E’ un legittimo desiderio di normalità, una naturale aspettativa cui ogni cittadino del mondo ha, o avrebbe, il diritto di guardare con fiducia.
Tutti gli altri hanno il dovere morale e sociale di contribuire a soddisfarlo.
Il Potere, gli stati ed i governi, quello di risolverlo.
Molti, persi nel vuoto della loro coscienza, nemmeno lo sanno. 
4 ottobre 2013                                             AlfredoLaurano                                                                                                                                                                                                                                                             


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