lunedì 21 ottobre 2013

LA GIOSTRA IN PIAZZA


Come sempre, alla fine di ogni manifestazione di protesta, quello che si ricorda non sono le migliaia di cittadini, i sindacati e i movimenti che sfilano pacificamente per le strade, in lotta per la casa, per i diritti, per il lavoro e che si oppongono in modo civile allo spreco e alle grandi opere inutili. Si parla e si racconta, invece, solo delle nobili gesta di pochi professionisti della violenza, infiltrati in ogni corteo - come da prassi ormai consolidata  - che sfogano la loro repressione nella recita rituale del bravo agitatore, sobillatore della piazza.

Un abusato ruolo che sa di esaltazione e fanatismo, da una parte, e tradisce un po’ di esasperato narcisismo, dall’altra. 
A cinque minuti da protagonista, su qualsiasi scena, aspira ogni figurante in cerca di eroismo.

La consueta liturgia della tensione prevede momenti di guerriglia urbana con la polizia,  cassonetti in fiamme, frizioni con i neo-fascisti di Casa Pound, atti di vandalismo, bombe carta contro banche e ministeri e vetrine spaccate.

Tutto ciò vanifica il senso della protesta e minimizza le giuste motivazioni che la ispirano: la trasforma in una specie di wargame, gioco di ruolo, dove dissenso, contestazione, balli, canti, rabbia e slogan si intrecciano a momenti di lotta e di furore,  in una rappresentazione più teatrale che reale, più fittizia che essenziale.


Una giostra delle parti, sempre uguale ad ogni giro, su cui bisogna pur salire, a dispetto della politica e delle rivendicazioni.
Un’ inutile passerella ad uso dei Tg e del potere.

  AlfredoLaurano                                                                                                                                           
                              


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