venerdì 25 ottobre 2013

PEPE, UN UOMO, UN PRESIDENTE

 Josè Mujica, detto “Pepe”, 78 anni, è presidente dell’Uruguay dal 2010.
Ex guerrigliero tupamaro,  è diventato molto famoso quando, grazie al suo stile unico e modesto, i giornali internazionali  lo hanno definito "il migliore e più povero presidente del mondo".

Appena eletto, Mujica, anticonsumista e anticonformista votato all'austerità, ha rifiutato la residenza presidenziale e vive insieme alla moglie Lucia, senatrice, in una "chacra" (una piccola fattoria) alla periferia di Montevideo, dove si dedica all'orto e alla coltivazione di fiori. 

Non usa Twitter, non ha email e neppure un conto in banca. Possiede soltanto due vecchi maggiolini Volkswagen del 1987 e tre trattori.

Vive con il 10% del suo stipendio da presidente, circa mille euro dei diecimila che riceve.Il 90% lo versa ad associazioni di promozione sociale.

Ciclista professionista da giovane, Mujica ha trascorso tredici anni (1972-85) in carcere, durante la dittatura militare. Fu uno dei famosi "nove ostaggi" che sarebbero stati fucilati per rappresaglia se i Tupamaros, ancora in libertà, avessero commesso attentati.

Dopo le leggi sui diritti civili - legalizzazione dell'aborto e matrimoni gay -  vuol provare ora  a legalizzare le droghe leggere per fermare i narcos.

"Una rivoluzione - ha detto all’ONU – che si propone di strappare il mercato ai trafficanti" del vicino Paraguay (oggi maggior produttore ed esportatore dell’America Latina), rendendo legale l'acquisto di modiche quantità di marijuana, la cui produzione che sarà affidata sia allo Stato che a cooperative di consumatori.
Il prezzo di questa "Cannabis di Stato"oscillerà intorno ad un dollaro al grammo.
Un progetto non facile che ha già sollevato l’ostilità della Chiesa e dell’opposizione.

Pepe, come spesso accade in Sudamerica, è oggi amatissimo dai ceti più poveri e odiatissimo dall'oligarchia. Ma non smette di dare l'esempio.
Qualche giorno fa, dopo un concerto a Montevideo, gli Aerosmith  gli hanno regalato una chitarra elettrica autografata e lui l'ha subito messa all'asta per versare i soldi raccolti al fondo per la costruzione di case popolari.

Mi coglie un dubbio, mi tormenta una domanda che mette in forse irrefutabili certezze.

Ma allora, potere, ricchezza, profitto, malaffari, ricatti, estorsioni, ruberie e tornaconto personale non sono esecrabili categorie, proprie e imprescindibili della politica?
Si può anche essere onesti, solidali ed altruisti?
Sembra un film a lieto fine, una favola buonista, l’elegia dei buoni sentimenti.

E’ vero che siamo dall’altra parte del mondo ma, forse, siamo proprio fuori dal mondo. 
Almeno da quello che qui conosciamo e assai poco apprezziamo. Anzi, ci fa proprio schifo!

25 ottobre 2013                     AlfredoLaurano
                                                                         
                                             
                                           

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