giovedì 27 aprile 2017

L’ULTIMA TAPPA

Quanti chilometri, quante difficili salite, quante pericolose curve e discese mozzafiato a mille all’ora ha percorso nella sua carriera di ciclista il povero Michele Scarponi, prima di finire la sua ultima tappa in modo così stupido e banale?
No, non è stata una bruttissima caduta, singola o di gruppo, o un rigido tornante preso male: è rimasto travolto e ucciso da un automobilista un po’ distratto “che non l’ha visto”, su una strada del suo paese, mentre si allenava come sempre.
Neanche a dire o a pensare che fosse il classico amatore della domenica, imprudente, ingenuo, inesperto e irresponsabile, che, insieme ad altri amici, si mantiene in forma, pedalando e chiacchierando in gruppo.

Michele era un vero campione della bici, semplice e modesto, pronto a soffrire e ai sacrifici che questo duro sport pretende, e nulla ti regala, per riconoscerti una qualche soddisfazione, una sudatissima vittoria, col caldo, con la piaggia o in condizioni estreme. Un professionista bravo, stimato e appassionato che su quel sellino trascorreva buona parte dei suoi giorni e della sua vita. Si stava preparando a un altro imminente Giro d’Italia, come quello vinto pochi anni fa.
Molto amato dai compagni, da tutti gli sportivi e da tutti i suoi concittadini di Filottrano, che oggi, sconvolti e increduli, gli renderanno omaggio e l’ultimo saluto.

Ma la beffarda sorte toccata a Scarponi non è certo unica e sola.
Molti dilettanti del pedale - quelli del dì festa, di cui accennavo prima, ma anche chi usa la bici per lavoro o per diporto su strade e piste ciclabili - hanno già perso la vita negli ultimi mesi, nello stesso modo. Due sono stati investiti poche ore dopo l’incidente che ha falciato il campione marchigiano, in Molise, e uno non si è più rialzato.
Come tanti altri, rimasti vittime sulle strade consolari o provinciali di tutt’Italia. Forse è il caso di intervenire, di rivedere e aggiornare norme e comportamenti del codice stradale, di ripensare scelte diverse per la sicurezza di pedoni, ciclisti e cittadini.

Ciao campione, sei stato un grande dello sport.
Le tue fatiche e i tuoi sforzi sono finiti, ma mancherai a Nibali, ad Aru e a tutti tuoi compagni in lacrime, alle corse, agli sportivi e a tutti noi.
Riposa in pace, accanto alle tue due ruote.
 25 aprile 2017 (Alfredo Laurano)


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