venerdì 14 aprile 2017

COLOMBE DI PACE


E’ Pasqua, già festa di pace e fratellanza. Oggi, però, soprattutto celebrazione della paura e del terrore, dell’ansia e dell’incertezza, nel panorama politico internazionale. 
E non mi riferisco solo, come ormai da tempo accade, ai continui attentati terroristici che da anni rendono precaria la sicurezza e la normale vita quotidiana di chi abita parte di questo mondo.

Premesso che tutto questo ha un’origine precisa (guerre, invasioni, miseria, sfruttamento di terre, uomini e risorse) e non è certo casuale, non sappiamo bene di chi e di cosa aver paura.
Sono sufficientemente note le gravi responsabilità dell’Occidente nella costruzione e nella diffusione di un pensiero radicale islamico e dell’odio contro gli infedeli, speculatori imperialisti, e nell’ aver favorito la nascita e lo sviluppo dello Jihadismo e del terrorismo fondamentalista.
Dobbiamo temere, quindi, l’intransigenza di Putin e del suo alleato Bashar al-Assad, presidente siriano, che definisce il raid chimico contro la cittadina di Khan Sheikhun, sotto il controllo dei ribelli, un’invenzione al cento per cento, perché "non è mai avvenuto, gli Usa hanno inventato tutta la storia per avere un pretesto per l'attacco". Spiegando anche di aver consegnato tutte le armi chimiche all'Onu, nel 2013.

O aver paura del regime del dittatore “bambino” nord Coreano Kim Jong-Un - accusato di inaudite atrocità ai danni della sua popolazione, tra violenze gratuite e campi di prigionia per i dissidenti - che si ostina nei suoi esperimenti nucleari, minacciando il mondo di usare l’atomica, e pronto a rispondere alle provocazioni americane, anche al costo di scatenare una “guerra nucleare”.
Un rigurgito di Guerra Fredda, come quando le armi atomiche erano pur sempre nelle mani di potenze mondiali tra loro nemiche, ma chiuse negli arsenali, nel reciproco timore.
O dell’interventismo del banana bionda Trump che, appena insediato, ha già indossato i panni del giustiziere e di nuovo gendarme del mondo? 
Dopo la pioggia di 59 missili Tomahawk, lanciati sulla base aerea siriana da cui sarebbe partito il raid, con effetti molto limitati e insignificanti - le immagini satellitari e numerosi giornalisti dicono chiaramente che sono stati distrutti solo 6 vecchi mig in riparazione, una stazione radar e poco di più e che solo 23 “confetti” avrebbero raggiunto l'obiettivo -  il presidente degli Stati Uniti ripete che si è trattato di un intervento una tantum, per “scoraggiare” ulteriori utilizzi di gas sarin ed armi chimiche: ciò non implicherebbe un maggiore coinvolgimento americano nella guerra in Siria.
Subito dopo, però, la portaerei Carl Vinson, si è avvicinata alle acque della Corea del Nord, ufficialmente per esercitazioni congiunte con la marina militare della Corea del Sud: tra le unità di scorta alla grande nave, che imbarca 90 tra aerei d’attacco ed elicotteri, c’è anche un incrociatore lanciamissili.

E ancora, così, tanto per gradire e festeggiare pace e Pasqua, perché non spedire gli auguri in Afghanistan, sganciando, per la prima volta, la più potente bomba non nucleare, contenente undici tonnellate di esplosivo, per colpire i tunnel dell'Isis, vicino al confine con il Pakistan? Le testimonianze parlano di qualcosa di devastante e mai vista, una fiammata accecante seguita da qualcosa di molto simile a un terremoto.
Un altro segnale? Un altro avvertimento? Un’ulteriore minaccia? Un invito esplicito a non dialogare e a mostrare i muscoli? 
Tutto ciò lascia un segno, un’impronta profonda nello scacchiere internazionale, crea un altro precedente in un mondo assurdo e in bilico, in mano ai pazzi di ogni latitudine e provenienza. C’è di che temere.
Voglia di democrazia e cultura della pace sembrano, sempre più, teoriche e lontane.
Restano, comunque, un paio di banalissime domande: quanti altri terroristi fa e ha fatto nascere e moltiplicare tutta questa bellica e insensata aggressività?
Fa molta differenza se a uccidere civili, mamme e bambini sono bombe, pallottole, raffiche di mitra o gas nervino?

(Alfredo Laurano)

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