domenica 12 ottobre 2014

GENOVA PER NOI

Strade come fiumi, piazze come laghi, negozi e scantinati trasformati in paludi, una città di mare annegata in un “mare” di fango e detriti. E la furia dell’acqua che tutto travolge: auto, cose, persone ed animali.
E’ l’immagine, brutta e sconvolgente, dell’ennesima alluvione che ha colpito Genova e la Liguria.

C’è devastazione e tanta rabbia sotto quei temporali e quelle bombe d’acqua, in questi giorni. C’è la disperazione delle persone che urlano, piangono, temono e invocano aiuto al 113, ai carabinieri, ai vigili del fuoco, che nemmeno possono arrivare.

Le incessanti piogge, però, non sono l’unica causa dei disastri che colpiscono tante parti d’Italia, non solo la Liguria, e che si ripetono nel tempo.
Anche a brevissima scadenza.
Vuol dire che c’è qualcosa che non va, che non funziona, che non quadra con i ritmi della natura.
Incapacità, incompetenza, cattiva politica, corruzione, tutto condito con una buona dose di menefreghismo sociale, sono le vere colpe, a monte, di tragedie collettive e individuali, che potrebbero essere evitate.

Chi ha la responsabilità di amministrare uno stato, un comune, una città ha, o avrebbe, il dovere politico, penale, ma anche morale, di vigilare e prevenire. Di tutelare gli spazi e l’ambiente in cui viviamo. Di agire tempestivamente per il bene comune.
Non può nascondersi nello stagno dell’accidia e dell’immobilismo o rimandare ai posteri ogni necessaria decisione. Se non è in grado di farlo, se ne deve andare.

Questi dolorosi eventi non sono solo calamità naturali imprevedibili, ma l’effetto di scelte e progetti sbagliati, di cementificazioni selvagge anche in luoghi a rischio, di opere pubbliche inutili, di mancata pulizia degli argini dei fiumi e di lavori deliberati e mai eseguiti per eccesso di burocrazia.
Perciò esplode la giusta rabbia dei cittadini esasperati che cercano di salvare le loro cose, che combattono contro il fango, che continuano a spalare, a pulire e a ricostruire, colpiti e puniti dalla troppa indifferenza delle istituzioni e dalle mancate promesse. Molti avevano perso tutto già tre anni fa (alluvione del novembre 2011) e ricominciato con fatica in qualche modo. Oggi hanno riperso ancora e sono daccapo.

Decidere delle nostre vite e della sicurezza del nostro territorio è un compito difficile e impegnativo che qualcuno ha scelto liberamente di svolgere, per missione politica, anche perché nessuno l’ha costretto.
Se non lo fa, quelle colpe e quelle inadempienze, anche se non punite dai tribunali, non cadono in prescrizione e non godono di amnistie: pesano sulla coscienza di chi ha mancato perché ha curato solo le proprie ambizioni e ha ceduto al fascino perverso del Potere.

12 ottobre 2014                    (Alfredo Laurano)

 “Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così....Genova per noi, che abbiamo il sole in piazza rare volte e il resto è pioggia che ci bagna…”

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