Per molti - e non solo per il
pifferaio Salvini e i suoi leghisti delusi e scontenti, estromessi all’improvviso
dal potere e finiti quasi increduli all’opposizione, senza un vero perché - si tratta,
come sostiene il solito Vittorio Feltri, di “una vera maialata”, seppur costituzionalmente
corretta, quella di dare il via libera a un governo giallo-rosa da parte del
presidente Mattarella, dopo la crisi ferragostana.
Maialata o no, il capo dello
stato e tutti i cittadini italiani - e anche in parte l’incuriosito popolo europeo
- hanno dovuto comunque aspettare con trepidazione il responso del referendum
on line, indetto da Davide Casaleggio.
Come scrivevo ieri, perché
le sorti di un governo, la sua eventuale nascita o la sua bocciatura e, di
conseguenza, il destino politico, economico e sociale di un Paese devono dipendere dal voto sul Web di un manipolo di attivisti certificati cinque
stelle?
Qualche migliaio di persone,
su undici milioni di elettori del M5S, hanno di fatto deciso, con un click da casa, dal
lavoro, dal bar e sotto l’ombrellone, che sto matrimonio “se po’ fa!”,
dimenticando, in un sol colpo, offese, insulti e tradimenti: Oltre il 79% dei
votanti hanno detto sì.
E se avessero detto no?
Chi lo avrebbe riferito al povero
Mattarella?
Di Maio gli avrebbe forse confidato:
“scusi presidente, abbiamo scherzato. Io ce l’ho messa tutta, ma la base è
intransigente: è un esempio di “autentica democrazia dal basso”, Rousseau conta
e decide. Mi dispiace, sarà per un’altra volta!”
Il mite, instampellato
Mattarella lo avrebbe fatto prendere a calci in culo dai suoi fedeli corazzieri
e rispedito al San Paolo di Napoli.
Questa specie di imbroglio
comico, esibito come simulacro della democrazia diretta, ha consentito quindi a
poche migliaia di illustri sconosciuti, iscritti alla ormai nota piattaforma Rousseau,
di assumere una decisione importante, dirimente e quanto mai determinante, che
avrebbe dovuto essere solo istituzionale, non certo affidata a qualche informatico
asettico e stellato, non necessariamente preparato e competente.
E’ un modello di democrazia
dal basso che equivale, in effetti, al reale depotenziamento della democrazia
rappresentativa: che ci stanno a fare e a cosa servono i tanti deputati e senatori
eletti dal Movimento Cinque Stelle, se non possono decidere nulla, né scegliere
di far nascere o appoggiare un governo, un programma, un accordo o un’alleanza?
A fare numero e a prendere un
lauto stipendio, senza bruciare le proprie responsabilità, davanti ai cittadini
e ad un divertito Paese delle meraviglie.
4 settembre 2019 (Alfredo
Laurano)
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