Prima o poi, ti verrò a trovare. E sono passati anni, tanti
anni.
Perché il tempo non tiene conto di promesse,
intenzioni o volontà dichiarate, sia pure in buona fede. “Tempus fugit” e tutto
travolge, tutto consuma e, assai spesso, tutto cancella.
Ma stavolta, no. Stavolta, abbiamo vinto noi, perché non
abbiamo mai dimenticato di volerci bene e l’impietosa pendola dell’esistenza ha
dovuto abbozzare, ha dovuto tenerne conto e concederci uno spazio,
infinitesimale, ma intenso, di affetto, ricordi e sensazioni antiche, che ci ha
donato gioia e felicità.
Ci siamo rincontrati, dopo oltre vent’anni, a Magliano in
Toscana, un luogo magico che seduce a prima vista e invita lo spirito a guardar
profondo un pezzetto di infinito, soprattutto, dalle poderose mura che
incorniciano il borgo antico: la Maremma toscana, la costa, l’Argentario, l’isola
del Giglio. Un luogo soave e pittoresco, tra ulivi e viti, ricco di storia, con i suoi torrioni, il campanile, i
tetti raccolti delle case, che, immersi nel verde e circondati da alberi e campagna,
compongono uno scenario affascinante che colpisce.
La piacevole passeggiata sui camminamenti di
quelle mura, tra antiche pievi, suggestivi angoli, panorami e palazzi signorili
che spaziano fino al mare, accarezza l’anima, tra lievissimi refoli d’aria
settembrina, appaga la vista e favorisce il libero pensiero, in un ritmo lento e
senza furia, come dicono da queste parti.
Questa, da parecchi anni, è la nuova dimensione umana del
mio amico Sergio, lo scenario e i luoghi della sua quotidianità, serena, dolce
e senza tempo.
La caotica città, la capitale, è solo un’idea lontana e mai
rimpianta, che non produce nostalgia. Qui, la socialità è pane quotidiano, son
tutti amici, tutti si parlano e si salutano a ogni passo o si danno appuntamento
davanti al grande ulivo, al centro della piazza. Che è anche e quasi un’aula consiliare,
a cielo aperto, dove si discutono liberamente problemi, proposte e soluzioni dei
vari cittadini.
Senza dimenticare, nelle ore del pranzo o della cena, i vicoli del borgo
che si riempiono dei profumi della cucina maremmana, bagnata degnamente da Morellino
e Ciliegiolo.
Son felice e son contento per il mio caro, vecchio amico, del quale un po’
sanamente invidio la qualità della sua vita, la sua perfetta integrazione, il
suo ruolo e il privilegio di vivere secondo natura, senza vincoli e senza
stress. In perfetta autonomia, in splendida libertà.
Pur ricordando con commozione autentica le partite del magico tressette, le
chiacchiere, gli incontri, i momenti di lavoro e di vera convivialità, che una
volta ci hanno unito, creando un forte sentimento, che, nonostante tutto,
sopravvive a scelte di vita, a lontananza e ai cambiamenti esistenziali. A
dispetto di quel crudele orologio del tempo, che scandisce ritmi di vita,
piaceri e dolori, che nulla perdona e rispetta, e di una giovinezza sopraffatta,
lontana e sopita.
Omnia vincit amor. Anche nell’amicizia.
E noi cediamo all’amore. (Alfredo Laurano)
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