martedì 17 settembre 2019

CRESTE MOICANE E TRECCINE BLU


In un quartiere complesso come Scampia, accettare certe regole è molto difficile, soprattutto per i ragazzi, che spesso confondono l’idea di libertà con quella di comoda indifferenza e di menefreghismo. Ciò limita, peraltro, anche le potenzialità di ciascuno.
La preside dell’Istituto Comprensivo di Scampia a Napoli è sotto attacco, soprattutto sui social e sulla stampa, per aver proibito l’ingresso a scuola a un allievo 13enne, che si è presentato con la testa rasata e una cresta blu elettrico (dread), con annesse treccine d’ordinanza.

Come sempre, come inevitabilmente accade quando c’è la possibilità di strumentalizzare un qualsiasi fatto, una dichiarazione, una posizione, un’iniziativa, anche coraggiosa, ne è nato un gran polverone mediatico. Inevitabilmente. E giù critiche, accuse, insulti, pesanti offese.
La dirigente, finita nel mirino dei benpensanti e dei libertari da salotto stinto, ha deciso che quel look violava il dress code previsto dal Patto di Corresponsabilità, firmato dai genitori degli alunni. In pratica, esiste un codice di abbigliamento che va osservato in certi contesti e situazioni (cerimonie ufficiali, funerali, incontri di lavoro), un insieme di regole spesso tacite, ma in generale risapute ai più. Osservare un determinato profilo, richiesto per le varie occasioni, è innanzi tutto sinonimo di rispetto verso il prossimo.

L’originale acconciatura del ragazzino, che voleva essere più fico che non si può, nella sua scuola non è permessa come non sono permessi anche shatush, jeans strappati, pance ed ombelichi a vista, tanga sporgenti dalle chiappe, microgonne, trucco da drag queen, maglie e felpe con simboli che inneggiano alla violenza e così via. Per non parlare di piercing primitivi e tatuaggi total body da coatti disperati senza fine.
Ci sono criteri e principi che devono valere per tutti e alunni, docenti e i genitori le conoscono.
“Solo così gli studenti imparano oggi quello che servirà loro domani”, sottolinea la preside, da 36 anni alla guida dell’istituto Alpi-Levi di Scampia.  “Immagino i miei alunni come futuri professionisti e dirigenti. Potranno mai andare a lavorare con treccine blu? Non credo proprio. Un giorno saranno avvocati, infermieri, operai, medici, bancari e sapranno che esistono norme da rispettare”.

In altre parole, dietro ogni regola c’è un valore formativo: è necessario dare strumenti agli alunni per volare alto, per imporsi in un mondo dove spesso la forma e le mode prevalgono sulla sostanza, in un sistema di valori alterati nella miseria quotidiana. Soprattutto in una scuola pubblica, che deve invece educare alla libertà di pensiero, alla responsabilità e al rispetto, soprattutto, quando non lo fa la famiglia, per negligenza, impreparazione, incapacità e indifferenza.
Ovviamente, ognuno è libero di vestirsi come vuole, quando non risulti evidentemente offensivo per l’altrui pudore. Basti pensare a certe forme estreme di abbigliamento nel mondo musulmano, soprattutto femminile.
Ma, in ogni caso, non è quella cresta da gallo variopinta (da audace calciatore o artista fai da te) che esprime la nostra personalità, la nostra dimensione umana, la nostra eventuale quota di valore morale, intellettuale o professionale, anche e soprattutto a livello giovanile.
E quella preside, che lavora con passione e che si espone in prima persona, l’ha capito e cerca di insegnare ai ragazzi quello che i genitori di oggi, troppo spesso, dimenticano di fare. (Alfredo Laurano)



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