Quella dei cazzari è una categoria vasta, articolata e in continua
evoluzione-crescita.
E' molto simile e vicina a quella dei fancazzisti, fannulloni e
perdigiorno - che, al contrario, non sparano minchiate, frottole e falsità ma
dormono, vegetano e non fanno niente - alla quale contende il primato, il
successo popolare e l’attenzione mediatica. Vedi i social, i salotti TV, i talk
spazzatura che ospitano esemplari pagliacci circensi, nani e ballerine, oche e
maggiorate rifatte e strafatte, che affollano abusivamente l’etere e
sottraggono ossigeno prezioso e vitale al pianeta.
Comunque, tra spacconi, fanfaroni e nullafacenti, tuffati nel vuoto
esistenziale, esiste una sottospecie che si lascia apprezzare per originalità e
intraprendenza: quella dei cazzari a reddito, capaci di sfruttare il dolce ozio
come professione autonoma o lavoro di circostanza, che non produce forma alcuna
di fatica, di sudore e di stanchezza, in piena libertà, senza padroni, senza
contratti o sindacati.
"Pay me to do nothing" (Pagami per non fare niente), è con
questo cartello che tale Carlo Farina, sconosciuto cantante della band Hawaiki
e improvvisato artista di strada a Roma, con relativa licenza, invita i
passanti della centralissima via del Corso a donargli qualche euro. Si lascia
fotografare seduto su una sdraio e scambia battute con persone incuriosite.
Arriva ogni giorno verso le 15, si siede, pacifico e sereno, si
rilassa, beve un succo di frutta; poggia a terra il suo messaggio, scritto a
pennarello, e aspetta che i turisti e i passanti romani, tra una risata, un
“anvedi sto paraculo” e qualche “malimortaccitua”, gli lascino qualche
monetina.
Intanto, l’artista (de che?) continua a non fare una benamata mazza e
continua a galleggiare beato nel suo nulla cosmico.
Provocatore concettuale, genio o parassita?
"E' una trovata per fare un po' di soldi, quelli che di solito mi
mancano. Capitalizzo al massimo in un breve lasso di tempo, per averne poi per
fare altro", racconta, "le persone rispondono bene, faccio dai 40 ai
70 euro al giorno. Sui social invece sono più arrabbiati. Mi danno del
parassita, lo sono? Semplicemente voglio trovare il tempo per fare le mie cose,
le mie passioni”.
Non ci fa una piega, deve pur sopravvivere. Ha comunque trovato il modo
di dimostrare a se stesso e agli altri che il non far nulla è la cosa più
difficile e la più intellettuale, come sosteneva Oscar Wilde.
Forse dobbiamo noi rivedere principi, dottrine, formule e motivazioni
sul lavoro, sulle attività produttive e sui bisogni primari, in virtù degli
schemi elaborati e studiati dall'uomo, da Marx, dalla società industriale, dai
padroni del vapore e dalle raccapriccianti teorie economiche dello
sfruttamento.
E smetterla di denigrare cazzari e fancazzisti.
Anche perché l’otium, al contrario del negotium, per Quinto Orazio
Flacco, rende liberi dalle ambizioni che rincorre chi si affanna a svolgerli
entrambi.
Dunque l’otium è la sola via che conduce alla felicità.
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