mercoledì 7 agosto 2019

USI AD OBBEDIR TACENDO /1837


Schiavi, correi, camerieri, sempre più umiliati e ricattati, i Cinque Stelle, da tempo, non brillano più. Sono diventate stelle cadenti, come quelle del vicino dieci agosto. 
Stanno facendo vergognare i tanti che li hanno votati, con speranza e con fiducia. Soprattutto quelli di Sinistra, disfatti dal renzismo.
L’onestà non è più di moda, sotto il regime, di fatto, a guida salviniana.
I valori e le ambizioni sbandierati quando volevano Gino Strada, Rodotà o la Gabanelli al Quirinale sono un pallido ricordo, da quando si son fatti schiacciare dal loro alleato di governo.

Ogni giorno peggio, pur di mantenere le poltrone che le ultime Regionali hanno smontato nel numero e nella consistenza politica. In un anno il loro consenso è evaporato, soprattutto a causa di un’alleanza nociva e innaturale.
Hanno dimezzato i voti, mentre i legaioli li hanno raddoppiati. La loro forza parlamentare e contrattuale è quindi ormai virtuale e vale nei seggi solo fino a quando questo esecutivo resterà in carica.
Dopo sarà la diaspora e il Movimento sarà solo quello fisico delle gambe che li porteranno a casa.
E per questo devono far pippa e obbedir tacendo, facendo finta, ogni tanto, di non accettare diktat, ordini o di manifestare dissenso e malumori.
Hanno esaurito le scatolette di tonno da aprire in parlamento, hanno occupato spazi di prestigio e di potere e si son fatti Casta, proprio come quella che in teoria avversavano e aborrivano sdegnati. Molti se ne sono andati, delusi, molti sono stati cacciati perché invocavano coerenza.
Hanno appena votato, meno cinque dissidenti, il vergognoso decreto sicurezza bis, voluto dal ministro di polizia, che ne rafforza il potere e gli umori. Il suo significato profondamente antiumanitario, in tema di migranti e ordine pubblico, fa rabbrividire almeno mezzo Paese, a partire proprio da quel Gino Strada, che ha dedicato la sua vita alla solidarietà, e che oggi, si vergogna solo per essere stato a suo tempo indicato.
Non contenti, hanno approvato lo sgombero, dopo vent’anni, del Centro Sociale di Bologna - primo e immediato effetto di quell’infame decreto - mentre non hanno consentito quello più che abusivo di Casa Pound a Roma.
Ora, dovranno fare marcia indietro pure sul progetto TAV (lo ha già fatto anche il presidente Conte, da loro voluto a fittizio capo del governo), ultimo baluardo di una posizione logica e ideale, contro un’opera inutile, dannosa e senza senso, in un’Italia ferroviaria dimenticata e fatiscente.

La spada di Damocle, brandita da Salvini, oscilla sulle loro teste e, se cade, tutti a spasso con la certezza per la maggior parte di loro di non essere rieletti.
Così finì o finirà la favola dell’onestà, la parabola dei duri e puri, della rivoluzione urlata, sconfitta dall’incapacità.
7 agosto (Alfredo Laurano)

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