venerdì 16 agosto 2019

COME PRIMA, PIÙ’ DI PRIMA

È sempre più evidente che Salvini ha fatto una stronzata. 
Per ingordigia, per fame e, soprattutto, per sete di potere: siamo in estate, a ferragosto, e si è beccato un bel colpo di calore, che forse pagherà caro.
Ha tradito i suoi alleati, ha chiesto la sfiducia del premier per metter fine all’esperienza di governo, che, ormai, gli stava stretto nei numeri e limitava i suoi poteri. Voleva quegli speciali. Da imperatore.
Ha creato un bel casino e adesso non sa più che fare.
Voleva passare all’incasso, sicuro di poter andare al voto subito, ma non aveva previsto una possibile alternativa: quella di una equivoca alleanza PD e M5S, in un governo di scopo o d’emergenza.
E allora, si è pentito di “aver fatto la frittata”, che non era prevista nel menù concordato, e che rischia di non poter affatto digerire.
Glielo ha fatto capire chiaramente il premier Giuseppe Conte con poche e rabbiose parole, quando lo accusa di “ossessiva concentrazione” sulla questione dei migranti, di essere “proteso a incrementare costantemente i suoi consensi”, per poi rivolgergli la sprezzante accusa di “sleale collaborazione, che “non posso accettare”.

E allora capitan Cocoricò cerca di salvarsi in calcio d’angolo, accettando a sorpresa il taglio dei parlamentari, ben sapendo che se cade prima il governo, i lavori del Parlamento si interrompono e una proposta costituzionale così rilevante non può essere più approvata. Se si andrà al voto entro dicembre, si voterà su 945 parlamentari e non su 600.
E, comunque, la riduzione del numero non sarebbe vigente nella successiva legislatura. Per renderla davvero efficace nella legislatura successiva, bisogna attendere almeno la primavera del 2020, rispettando l’iter dell’articolo 138 della Costituzione.
                 
Nonostante la rissa di mezza estate, il governo è ancora in piedi e lo sarà almeno fino al 20 prossimo, visto che lo stesso Salvini ha evitato di ritirare i suoi ministri. Né è ancora chiaro se mai arriverà a conclusione.
Forse la sua sopravvivenza è la strada più facile per uscire dalla crisi, anche perché le trattative degli antagonisti sono in alto mare.
“Il mio telefono è sempre acceso”, ha fatto sapere il traditor Cocoricò, lanciando chiari segni di riapertura, per un ritorno al dialogo.
Tatticismo, ripensamenti e improvvisazioni di fronte a una pubblica opinione sempre più disorientata, suggeriti forse dal “suocero volpe” Verdini, avvistato in un ristorante romano, con i capigruppo della Lega, a parlar di strategia politica e di conservazione del potere ad ogni costo.
E se la crisi fosse una sceneggiata per continuare come prima, più di prima?
16 agosto 2019 (Alfredo Laurano)

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