lunedì 26 agosto 2019

CIAO, MITICO PECORINO!


Carlo Delle Piane, morto tre giorni fa a 83 anni, è stato prima un grande caratterista, poi - grazie soprattutto al folgorante incontro con Pupi Avati, con cui ha girato tredici film - un attore capace, bravo e intenso nei suoi ruoli, sul filo di un sottile equilibrio psicologico, fra il comico e il drammatico.
Nato a Roma, in Campo de’ Fiori, interpretò ad inizio carriera, piccoli ruoli con grandi partner: Eduardo, Rascel, Sordi, De Sica, Totò, Aldo Fabrizi.
Data l’età, faceva spesso il figlio (Pecorino, gli rimase addosso) in film che fecero storia come Guardie e Ladri e la Famiglia Passaguai. 
E quel nasone che andava subito in primo piano era frutto di una pallonata in faccia, che lo colpì con violenza, a dieci anni, rompendogli il setto nasale. Chissà che non sia stato quell’incidente alla base della sua carriera artistica. “Con quel fisico così particolare, dice Avati, coltivava dentro una voglia di rivalsa, una potenzialità e una malinconia che formavano un insieme esplosivo”.
In realtà Delle Piane aveva già tutto l’occorrente, era provvisto di malinconia esistenziale, come quel Buster Keaton che amava. 
Ricorda, ancora, Pupi: “All’inizio non lo volevo, ma scoprii un po’ alla volta in Carlo uno spessore che non avevo immaginato. Girai Una gita scolastica, travestendolo all’inizio con una parrucca bionda perché al produttore non piaceva, ma fu un successo”.
Per la prima volta protagonista in un ruolo di minimalismo sentimentale, come sarà poi per Festa di laurea, sempre un gioco di timidezze incrociate, di ricordi e sentimenti veri, velati di tristezza, con un superbo Nik Novecento, scomparso giovanissimo. 
Fino a Regalo di Natale che fu un grande successo di critica e di pubblico.
Ora, per il mitico Pecorino si chiude una carriera incredibile, fatta di puro talento e nessuna accademia. Da moccioso mingherlino, a interprete premiato di tanti film, oltre la TV, dove era spesso malmenato dal destino, solo e solitario e infelice dentro.
La sua morte ci commuove come la maggior parte dei suoi personaggi, in una dimensione sospesa fra il sogno, l’ingenuità e la dimenticata semplicità.
26 agosto 2019 (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento