venerdì 9 agosto 2019

AL CAPOLINEA /1839


Da tempo, era nell’aria. Da tempo, il cazzaro verde aveva programmato la caduta del governo – che sarebbe dovuta avvenire per sola colpa dei suoi appecoronati alleati – per capitalizzare, attraverso le elezioni anticipate possibilmente a ottobre, l’ampio consenso ottenuto alle Europee (raddoppio dei voti) e che, secondo i sondaggi, oggi sarebbe assai vicino al 40 per cento. 
Lo ha dichiarato alla stampa il Presidente del Consiglio Conte, prendendo nettamente le distanze dalla scelta di Salvini, in un sussulto di orgoglio politico e di ritrovata dignità nel ruolo: “Spetterà a Salvini spiegare al Paese e giustificare agli elettori, che hanno creduto nella prospettiva del cambiamento, le ragioni che lo portano a interrompere bruscamente l’azione dell’esecutivo”.
Votando a favore del Tav insieme a Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia (inciucio non da poco), capitan Cocoricò ha voluto dare una spallata decisiva al governo giallo-verde, per passare direttamente all’incasso, monetizzando quel successo. 
La banda sbandata degli stellati, per salvare la faccia dopo tante liti quotidiane e tante umiliazioni subite, aveva, invece, presentato una mozione contraria al TAV, ovviamente bocciata.
La strategia era forse cominciata pochi giorni fa con la buffonata carnevalesca sulla spiaggia del Papeete Beach di Milano Marittima, dove fra sculettanti leopardate, mutande fiorate ed infradito, aveva sputtanato anche l’inno nazionale, lasciando intendere che del bel Paese non gliene fotteva niente.

“Salvini ha pugnalato la nazione alle spalle, ora per colpa sua, c'è il rischio che aumenterà l'Iva. Ha preso in giro gli italiani su tutto, dalla flat tax alle tasse, sapeva di non poterle fare e ha trovato una scusa per aprire la crisi ad agosto, anche per rimandare il concordato taglio di 345 poltrone in parlamento e non fare la legge di Bilancio. Ha pensato ai suoi interessi e non a quello del Paese”, dice Luigi Di Maio, con rabbia, incredulità e rassegnazione, vivendo una drammatica giornata che segna la fine dell’esperienza di governo e, molto probabilmente, apre una nuova fase cadente e rovinosa nella vita del Movimento.
Alessandro Di Battista definisce quello di Salvini uno “spettacolo da vomito, di chi si è mascherato da protettore del popolo ma che è schiavo del sistema”.
E’, quindi, crisi. Dopo quattordici mesi. Crisi al buio che rischia di sancire la fine di un’epoca, quella dei Cinque Stelle e di aprire una nuova fase di profondo buio, con diverse incognite e pochissime certezze. Non escluso, dopo il voto, un possibile governo di ultra destra (Lega-Fratelli d’Italia) o, nel frattempo, l’ennesimo esecutivo tecnico.
Ferma e lontana, la pallida Sinistra di Renzi e Zingaretti che si dice - come da copione - “pronta alla sfida”, ma che brilla soprattutto per la sua assenza.
9 agosto 2019 (Alfredo Laurano)



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