lunedì 28 gennaio 2019

OSTAGGI DI MARE

“Prendiamo in affitto una barca, un'ora soltanto. Andiamo a cercare uno scoglio, li' si sta meglio. Andiamo a cercare un bagnino, il cielo è un incanto. Facciamoci dare un pattino, fino al tramonto. Un'ora potremo restare, un'ora potremo sognare fuori dal mondo.”
Così cantava Edoardo Vianello negli anni sessanta.
Così, più o meno, hanno fatto ieri tre parlamentari, Magi, Fratoianni e Prestigiacomo, uno psichiatra, una mediatrice culturale, un avvocato e il sindaco di Siracusa, per andare a vedere dal vivo e verificare le condizioni dei 47 naufraghi, salvati dalla Sea Watch, che da nove giorni sono ostaggio di Salvini e della sua barbara propaganda. Ostaggi in mare della nostra indifferenza, ostaggi dei governi europei che non riescono a mettersi d'accordo.

Hanno affittato un gommone, beffato il controllo della Capitaneria di porto, che ieri aveva impedito loro di raggiungere l’imbarcazione olandese a largo di Siracusa, e sono riusciti a salire sulla nave umanitaria.
A bordo - riferiscono i visitatori, che non hanno potato the e pasticcini, ma generi di conforto - c'è "una situazione difficile, soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario, un solo gabinetto “esausto”, un solo stanzone dove dormono ammassati, scarseggiano le provviste alimentari”.  
A preoccupare sono soprattutto le condizioni dei 13 minori, 8 dei quali non accompagnati, che il ministro di polizia Salvini si rifiuta di far scendere, in un assurdo braccio di ferro che fa parte del suo personal show. Lasciarli in mare, come fu già per quelli della nave Diciotti...quanto voti vale?"
Alcuni migranti hanno raccontato agli ospiti le loro storie: provengono da torture, da anni di violenze incredibili di cui portano i segni sul loro corpo, cicatrici sul volto che vanno dall'orecchio alla gola, tagli impressionanti sull'addome.
Ma tutto questo è ormai noto e poco interessa l’Europa e lo sceriffo del mare che, alla prossima occasione, potrebbe sequestrare anche quelli che prendono in affitto una barca per portare ai prigionieri pane e solidarietà. 
(Alfredo Laurano)

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