lunedì 21 gennaio 2019

IDOLI O CAPORALI

Siamo all’idolatria, all’adorazione degli dei, dei santi, degli angeli, dei politici di ventura, travestiti da pompiere o poliziotto.
Applausi, selfie per immortalare il momento, abbracci, sorrisi e perfino il baciamano. Si, come già accadeva a Berlusconi a L’Aquila.
Ad aspettare Matteo Salvini ad Afragola - “cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare"- una folla eccitata e festante. Cercano di toccarlo, come si faceva con padre Pio o si fa col Papa e i boss mafiosi. Magari, porta bene, porta fortuna, manco fosse una reliquia viva e semovente.

Come nel Medioevo, si inchinano al potente per venerarlo, per baciargli la mano, si sottomettono e si indignano contro chi non l’apprezza o lo contesta.
Da sempre, l’uomo - in teoria sapiens - fabbrica idoli per rappresentarsi entità creatrici e soprannaturali, che assumono così caratteri antropomorfici: è più facile adorare un'immagine iconografica, una statua o un feticcio, in questo sempre nuovo paganesimo.
Non solo, quindi, le divinità del denaro, del consumismo e del mercato, attuale idolatria globale per eccellenza, ma sempre nuovi miti, nuovi idoli, nuovi eroi, anche falsi, di cartapesta o da operetta.
E’ un bisogno innato e insopprimibile, ma anche ambientale e culturale, che si rinnova nel tempo.
L’uomo ne fabbrica continuamente e ad essi, fatalmente, si consegna.
Ma perché lo fa, è forse così stupido?
Non proprio o non del tutto. 
Lo fa, forse, per trovare una risposta ai propri limiti e per dare un senso alla propria inquietudine esistenziale. 
19 gennaio 2019 (Alfredo Laurano)






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