venerdì 14 agosto 2015

STORIA, NATURA E MUSICA SUBLIME

Grazie all’impeccabile organizzazione di Chiara e Sara - due bravissime e competenti ragazze delle cooperativa sociale Lymph@, fondata nel 2008 insieme a Flavia e Massimo, per promuovere lo sviluppo sociale, economico e culturale del territorio di Canale Monterano e del circondario - ho avuto modo di vivere ieri una magnifica, indimenticabile esperienza: Monterano dal tramonto alle stelle. 

Prima, la visita guidata della riserva  alle ultime luci del giorno, alle 19,30 la cena sotto i ruderi maestosi del ex Castello Orsini, poi Palazzo Altieri, nella "Piazza Longa" e per finire, un meraviglioso concerto di fisarmonica e strumenti a fiato (anche il duduck armeno) di Mauro Menegazzi  e Renato Vecchio (due eccezionali musicisti), davanti ai resti della chiesa di S. Bonaventura, alla sola luce di piccole candele e dello sciame di meteore cadenti delle Perseidi, conosciute come lacrime di San Lorenzo. 

Note suadenti e sublimi che si perdono lontano, nella storia, nella notte e fra le luminose stelle, in un magico notturno agostano. 

Le rovine dell'antico abitato di Monterano sono un luogo incantato, pieno di fascino e mistero, conosciuto anche per i numerosi film western  e per il Marchese del Grillo di Sordi (famosa la sequenza davanti al grande fico, all’interno del solenne monastero), lì,  in parte girati e ambientati.
Raccontano di una lunga e fantastica storia che, dal  Paleolitico e dal neolitico (le più antiche testimonianze della presenza umana nel comprensorio risalgono a circa 100.000 anni fa) - passando per l’ Età del bronzo e del ferro - attraversa l’Era etrusca, la dominazione Romana e tutto l’alto, pieno e tardo Medio Evo, fino all’era moderna, alle soglie dell’ottocento.
Nel corso del IX secolo, le frequenti scorrerie ed i saccheggi perpetrati da bande di barbari e delinquenti comuni generano anche nella popolazione dei piccoli centri della Tuscia un bisogno di sicurezza e contribuiscono a far nascere il fenomeno feudale.
Per questo si assiste al consolidamento di aree abitative attorno ai luoghi fortificati, ai castelli ed agli insediamenti monastici: il popolo cerca protezione e solo i signorotti locali sono in grado di assicurarla con i loro piccoli eserciti. In cambio ottengono braccia per il lavoro nei campi.
Tra le cinte murarie, dove era presente la dimora del signore locale, i magazzini delle derrate alimentari, degli strumenti di lavoro e delle armi, nasce un'economia centralizzata ed autosufficiente, basata sulle risorse agricole. Il feudo, con il suo esercito in grado di opporre valida resistenza e difesa, diviene una piccola società, composta da servi, villani e borghesi, stretti attorno alla famiglia del nobile protettore.

Camminando fra quei luoghi e intorno a quelle mura, tra le rovine delle case, delle torri e delle chiese, dove la vegetazione si è ripresa molti spazi che l'uomo aveva abitato, si può immaginare la vita che, un tempo, vi si svolgeva. Forse, anche per questo aspetto epico e fantasioso, la Riserva è diventata una location ricercatissima dal cinema.
Colpisce l’occhio e commuove l’animo il monastero-chiesa di San Bonaventura, senza tetto e con un grande albero di fichi cresciuto all'interno, che si erge solitario e austero su un larghissimo pianoro. Davanti, la fontana ottogonale (copia dell’originale che sta in paese).
Osservando da lontano, si ha una visione quasi irreale, panoramica e fiabesca, che crea un’autentica emozione. 
Non molto distante, tra prato, sentieri e altri ruderi, si può apprezzare l’imponente leone che sovrasta la fontana nella roccia del Palazzo Ducale (Altieri), già degli Orsini, tutte opere progettate dal Bernini.
E ancora le arcate dell’acquedotto del Seicento, la chiesetta di S. Rocco, i resti del campanile e della cattedrale e il piccolo borgo, quasi sepolto fra le piante.
Siamo nell'alto Lazio, nell'Etruria meridionale, un territorio straordinario per la nostra storia, tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini.
Tutta la Riserva di Monterano è un ambiente naturale intatto, disseminato di antichissime testimonianze di vita e meta di migliaia di visitatori. Boschi, animali, vegetazione tipica e felci rarissime, il tutto attraversato dall’acqua fiume Mignone.
Visitare la Riserva significa intraprendere un suggestivo viaggio nel tempo, nelle vicende antiche dell’uomo e nella natura che ha modellato questo paesaggio straordinario, che dovrebbe essere oggetto di più frequenti e accurati restauri conservativi, per contrastare l’incessante opera demolitrice del tempo.

Ancora grazie ai quattro intraprendenti giovani della Lymp@ - laureati e specializzati in campo ambientale, archeologico e comunicativo - che difendono e fanno conoscere  questo ricco patrimonio culturale,  operano anche per l’ educazione e il rispetto della natura, organizzano escursioni, attività didattiche per le scuole, progetti di sviluppo, eventi e spettacolari manifestazioni. Tutto con le proprie forze, senza aiuti e finanziamenti dalle Istituzioni e degli Enti preposti alla tutela dei beni comuni.
Meriterebbero ben altra considerazione.

13 agosto 2015 (Alfredo Laurano)

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