lunedì 24 agosto 2015

PAPAMARKET

“Aoh! - toccando di gomito il vicino - Ma quello seduto lì davanti, vestito di bianco, con lo zucchetto in testa, non è …. Si, anche a me pare proprio Francesco!”
Il Papa seduto, a sorpresa, tra i banchi e poi in fila per la comunione, come un qualsiasi fedele presente ad una messa, era lì, l’altra mattina, alle 7, davanti all'altare di San Pio X, nella Basilica di San Pietro.
La sua attività, il suo lavoro, le sue imprevedibili trovate con conoscono pause.
Come dice Scalfari, viaggia, scrive, parla, prega, incontra e soprattutto pensa e combatte.
È un uomo come noi, la sua vecchiaia avanza e sta sfiorando gli ottant'anni, ma sembra miracolato. Un uomo così, la Chiesa non lo vedeva al suo vertice da centinaia di anni. Solo Wojtyla forse aveva un’energia simile, finché è stato in salute.
Ma non è straordinario per sapienza teologica, né per scaltrezza politica e neppure per inclinazioni mistiche: Francesco ha dentro di sé un che di rivoluzionario e un dono profetico, un’indiscutibile, naturale capacità attrattiva.

Per molti, queste iniziative di "umiltà", manifestate fin dall’inizio del suo pontificato - modesto alloggio, auto utilitaria, spostamenti in pulmann, pasti e visite alla mensa, inviti e servizi igienici ai senzatetto  - sembrano piuttosto un'abile capacità di usare i media e la comunicazione tutta, sfruttando ogni situazione pubblica favorevole, anche casuale, al di là di protocolli e sicurezza.
Un Papa marketing allo stato puro, un  furbissimo e straordinario PR di se stesso e della sua “azienda”.
Battendo sull'accattivante tasto di questa reclamizzata modestia di facciata - ma ben guardandosi dal liquidare lo IOR, pagare l'Imu o rinunciare ai miliardi dell’otto per mille - si adegua agli usi e costumi del suo gregge e alle sue attese solo per fare proselitismo, non astenendosi però, dall’ entrare pesantemente sulle questioni dello Stato e della società, in generale: gestione dei migranti, separati e famiglie di fatto, guerre e terrorismo, armi, denaro, profitto, sfruttamento e indifferenza globalizzata.

Comunque la pensiamo - anch'io, da laico, sono estremamente critico nei confronti dell’istituzione Chiesa, e non solo per le sue tante colpe storiche - è indubbio che questo Papa “strano”, più o meno marketizzato o verace nella collettiva percezione, stia cercando di cambiare regole, tradizioni, principi oscurantisti, etichette e ritualità di quel mondo rigido e monolitico, senza superbia, senza arroganza, senza sentirsi profeta, al di sopra degli altri fedeli. 
Come, invece, fa qualcuno, nell’altra parallela nostra Istituzione, che vuole rottamare tutto e tutti - valori compresi -  per mania di grandezza e mitomania.

23 agosto 2015   (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento