lunedì 29 dicembre 2014

MERAVIGLIOSO! L'anno di Facebook

In questi giorni, gli utenti di Facebook hanno scoperto un sorprendente regalo:
“È stato un anno meraviglioso. Grazie per aver contribuito a renderlo tale”. 
Questo il titolo di una sintesi di post, foto e cartoline digitali del 2014, creata dall’algoritmo del social network che, su ogni singola timeline, ha fatto comparire in anteprima un breve diario della propria attività su Facebook: una sorta di linea del tempo e, per estensione, della propria vita.
Così tutti hanno potuto ammirare una serie di momenti del “meraviglioso anno” dei propri amici e conoscenti. Anche di chi non aveva alcuna voglia di condividere o ricordarli, come è successo, per esempio, a quel padre che ha perso la propria figlia per malattia e se l’è vista, felice e sorridente, in copertina.

Ma, a parte il fatto che quest’anno che sta finendo non per tutti è stato prodigioso - forse lo è stato per chi ha vinto la lotteria o ha trovato un lavoro, un po’ di pane, un amore o una famiglia - può mai essere meraviglioso un anno di stragi, di calamità, di persecuzioni, di decapitazioni, di guerre e bombardamenti, di migranti e profughi affogati, di madri e padri che ammazzano i propri figli, di uomini che uccidono le loro donne e sterminano intere famiglie, di gente che non ha lavoro e vive in miseria o si suicida?
Un anno che non è diverso da quello che l’ha preceduto e da quello che seguirà?
Un anno senza pace, senza giustizia e senza tolleranza?
Può l’ambiguo e ridicolo microcosmo di ciascuno e il profluvio di cazzate che scriviamo, pubblichiamo e che scambiamo (siamo 1,3 miliardi di navigatori, di cui 830 milioni quotidiani) ridisegnare quel mondo di schifo e di follia e supplire alla sua incongruenza, ai suoi atroci contrasti, alle sue infinite contrapposizioni e paradossi?

Caro Zuckerberg, ci hai fatto sognare, arrabbiare, discutere, indignare, litigare, amare e odiare per dieci anni, non solo on line; hai sconvolto modi, usi e radicate abitudini; hai trasformato il concetto di comunicazione in “tutto il mondo, minuto per minuto”; hai vestito il mondo virtuale di una spessa patina di realtà o di realismo, ma ora limita la tua ingombrante invadenza e comincia a coltivare la discrezione.
Lascia che ognuno decida se, dove e quando indirizzare o raccontare o ricordare i momenti di gioia o di dolore, le ansie e le paure, i ricordi e i pensieri più intimi.
Lascia che ognuno percorra la strada della propria diversità e scelga come suicidare, spargere o sprecare la propria emotività.
Lascia che ognuno scelga di rivivere l’allegria, l’ironia o la tristezza.
Lasciaci la nostra storia.
     
28 dicembre 2014                              (Alfredo Laurano)           
                                                              

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